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Nel 2020 la Malpensa-Gallarate

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Nel 2020 la Malpensa-Gallarate

«Nel 2020 il collegamento tra il Terminal 2 e Gallarate sarà pronto». Tra cinque anni? Da rimanere a bocca aperta. Anche perché il tratto ferroviario dal Terminal 1 al T2, se il cronoprogramma continuerà a viaggiare come ha viaggiato finora, sarà concluso la prossima estate e ancora qualche tempo dovrà trascorrere prima che possa entrare in funzione. Ma quando l’ingegner Roberto Ceresoli, responsabile d’esercizio di Ferrovienord, annuncia la previsione, è giustificato da una massiccia dose di ragionevole ottimismo: a conti fatti, compresi i rallentamenti dovuti al ritrovamento di preziosi reperti archeologici relativi alla protociviltà di Golasecca e di 56 bombe risalenti alla Seconda Guerra mondiale durante gli scavi, la realizzazione dei tre chilometri e 600 metri di strada ferrata per unire i due terminal di Malpensa rappresenta un incoraggiante record nazionale. «Risulterà costruita in sei anni». In pratica, la metà del tempo solitamente necessario in Italia per opere del genere. Tanto da far impettire d’orgoglio il presidente regionale Roberto Maroni: «È il modello lombardo. Anzi, questo è il modello varesino». Così, seppur con le cautele del caso legate alle variabili ora incognite (innanzitutto l’arrivo dei milioni europei per procedere, ma anche le conferenze dei servizi finalizzate al non secondario consenso del territorio), i calcoli dell’ingegnere sull’ulteriore tratto sono realistici: «Nel 2016 sarà presentato il progetto preliminare (già finanziato dalla Ue, ndr). Nel 2017 quello definitivo. Nel 2018, se ci saranno i soldi, si farà la gara d’appalto. Nel 2020 il collegamento con Gallarate sarà finito».

L’occasione di mettere un punto sul parecchio fatto e dare un termine al molto ancora da fare per chiudere il cerchio dell’accessibilità a Malpensa (tra T2 e stazione gallaratese delle Fs bisogna costruire 4 chilometri di rotaie in modo poco impattante con l’ambiente e l’urbanizzazione) è il sopralluogo nel cantiere del segmento interno aeroportuale. C’è appunto Ceresoli in veste di Cicerone, c’è il presidente del Gruppo Fnm Andrea Gibelli, c’è Maroni accompagnato dal suo assessore Cristina Cappellini (Culture, Identità e Autonomie) e dal presidente del consiglio regionale Raffaele Cattaneo(all’epoca in cui partì l’intervento era delegato alla Mobilità lombarda), c’è il presidente di Sea Pietro Modiano, c’è la soprintendente ai beni archeologici Barbara Grassi, tutti con elmetto antinfurtunistico in testa e relativi staff al seguito, lì a valutare lo stato di avanzamento dei lavori che costano 115 milioni di euro finanziati dall’Europa (23), dal Governo (46), dalla Regione (31) e dalla Sea (16). An.Per.


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