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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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Dirottato nell'ambulatorio chiuso

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Dirottato nell

Appuntamento all’ospedale di Cuasso, ma l’ambulatorio è chiuso da settimane.

«Non è un problema nostro, mi hanno risposto così, sia all’ospedale di Cuasso e sia  a quello di Varese. Poi ho protestato e così mi hanno dato retta...».  Il signor Angelo è  stato vittima di uan disavventura unica. Non un episodio di malasanità, ma di malaorganizzazione. Di coincidenze  negative, di poca informazione. Di disinteresse per chi si ha di fronte. un cittadino che soffre, che sta poco bene, che ha bisogno di aiuto.
«Non ho nemmeno alzato la voce, ho detto semplicemente che non me ne sarei andato e che stavo male, fino a quando non mi avessero fatto l’esame - racconta il signor Angelo - alla fine  sono stati anche gentili...».
La vicenda è presto raccontata. Il medico fa una impegnativa con il bollino verde per una ecografia “addome completo”,  in seguito a più di una colica renale. Il singor Angelo, che abita a Besano, va al poliambulatorio di Arcisate dove si possono fare anche le prenotazioni tramite Cup, mostra l’impegnativa «e una gentile impiga aallo sportello mi dice che il primo posto disponibile sarebbe stato il giovedì alle 11.45 all’ospedale di Cuasso».

Abita in un paese della Valceresio, il signor Angelo. E Cuasso è vicino.

«Ho accettato e ho anche pagato direttamente l’esame, 55 euro, mi sono sempre rivolto al poliambulatori odi Arcisate pe rle prenotazioni e mi sono sempre trovato bene».
A giorno e ora indicati,  pronto all’appuntamento. Va anche in anticipo e non solo per apprensione o puntualità, anche perché, così come era scritto sul foglio rilasciato dal centro unico prenotazioni, il paziente avrebbe dovuto rimanere a digiuno per almeno sette ore e con la vescica piena per almeno quattro ore. Se la fame può essere u problema sopportabile quando vi sono 35° gradi, qualche problema in più si può avere quando si deve trattenre la pipì così a lungo. Dettagli. Ma mettetevi nei panni del signor Angelo. Arriva a destinazione e gli dicono che «l’ambulatorio è chiuso da settimane».

Lui chiede chiarimenti e di parlare con qualcuno, quindi prende l’auto («anzi la persona che era con me e che ha dovuto perdere un giorno di lavoro per accompagnarmi»), e si fionda alla Radiologia di Varese, dalla quale dipende quella di Cuasso.

«E qui dopo essermi sentito rispondere che non era un problema di chi mi stava di fornte, ho insistito, non mi accontentavo di sentirmi dire che potevo rivolgermi all’Ufficio relazioni con il pubblico per protestare,  l’impiegata o l’infermiera è andata in un’altra stanza e al ritorno mi ha detto di attendere, che mi avrebbero fatto l’ecografia quella mattina stessa». Deo gratias. A fine mattina, tutto risolto. E... pipì finalmente fatta.

«Spero che non capiti a nessuno quanto successo a me... Se fosse stata una persona più anziana o meno tenace, che cosa sarebbe accaduto?».
Dall’ospedale di Circolo, dal quale dipende Cuasso, si scusano per l’accaduto. Spiegano che la Radiologia di Cuasso funziona a singhiozzo, solo in alcuni giorni fino ai primi di settembre, in questo periodo estivo (probabilmente per questione di personale) ma soltanto per i pazienti esterni, cioè non ricoverati. Come sia stata possibile la prenotazione, è un vero mistero.

«In teoria, infatti, le prenotazioni dei bollini verdi può avvenire, per alcuni accertamenti, soltanto nella struttura dove viene erogata la prestazione o addirittura in reparto».

Come sia possibile che sul computer di Arcisate non sia uscita la scritta  “chiuso”, rimane un mistero.


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