Raffica di avvisi di garanzia - almeno sedici - con l’ipotesi di abuso d’ufficio per i componenti dei consigli di amministrazione e dei collegi dei revisori dei conti che hanno gestito in passato Prealpi Servizi, società generata da Sogeiva con la compartecipazione delle ex municipalizzate di Varese, Busto Arsizio e Gallarate, cioè Aspem, Agesp e Amsc.
Vicenda che non coinvolge gli amministratori di adesso, ma solo i loro predecessori, ai quali la procura della Repubblica di Varese contesta appunto l’abuso per aver fatto pagare alla società un danno erariale che, invece, per il magistrato, sarebbe stato da addebitare al solo direttore Antonio Caniello. La vicenda prende le mosse nel lontano 2001, quando la Provincia di Varese (presidente Marco Reguzzoni) acquistò uno speciale battello “spazzino” per la pulizia del lago Maggiore. Villa Recalcati chiese un parere tecnico a Sogeiva, che allora si occupava, come ora Prealpi Servizi, di captazione e depurazione delle acque e di reti idriche. Il parere espresso fu favorevole, ma l’imbarcazione, una volta messa in funzione, si rivelò inadatta ai compiti per cui era stata assegnata. Scoppiò la polemica, si cercò in qualche modo di porre rimedio al problema, ma senza riuscirci. Il battello fu alla fine rivenduto. Finita lì? No, perché intervenne la Corte dei Conti che contestò alla Provincia e a Sogeiva un danno erariale di 120mila euro. Poi pagati per una quota parte da Villa Recalcati e per un’altra dalla società partecipata, a quel punto già trasformata in Prealpi Servizi.
Procedure che, sulla base degli avvisi di garanzia notificati dalla Guardia di Finanza alcune settimane fa ai diretti interessati, configurerebbero un reato: la sanzione della Corte dei Conti riguarderebbe soltanto il direttore che espresse quel parere e, sempre secondo il pm, non doveva essere estinta dalla società, come invece fu deliberato da due Consigli di amministrazione e avallato dai revisori contabili. Insomma, per la procura, una decisione che determinerebbe un illecito.
Il caso suscita comunque una serie di perplessità, a cominciare dal fatto che l’abuso d’ufficio è un reato tipico dei pubblici funzionari: lo sono anche i membri di una partecipata? Lo è il suo direttore tecnico? Dubbi in punta di diritto che verranno affrontati e eventualmente risolti durante il procedimento in corso. Il fatto è che presidenti, consiglieri e revisori dei conti di due mandati (tra loro i presidenti Mauro Lozza e William Malnati e gli amministratori delegati Nino Caianiello e Sandro Orsi) sono finiti sotto inchiesta. La qual cosa, pur nei perimetri di una vicenda nella quale neanche si intravedono ombre di altro tipo e gravità, sta provocando un serrato confronto interno a Prealpi Servizi. Come deve comportarsi l’attuale Cda, chiedere ai vecchi vertici e consiglieri di rientrare di tasca loro con i soldi (circa 50mila euro) o imboccare altre strade, assicurando assistenza legale? Lo scottante tema è all’ordine del giorno nella seduta dello stesso Cda in programma già questa settimana. È evidente che in gioco entra la politica, che si schiera a sostegno dei suoi rappresentanti ora nei guai. Ed è altrettanto evidente che ci si trovi di fronte a un pasticcio che cade nel mezzo, complicandola, della fusione di Prealpi Servizi con Alfa, la nuova società pubblica a cui è demandata la gestione dell’intero ciclo dell’acqua in provincia di Varese.
Infine, non vanno passate in secondo piano un paio di lettere anonime indirizzate, a quanto sembra, sia alla magistratura contabile sia a quella ordinaria per allertarle sulle presunte irregolarità procedurali. A testimonianza di come la politica, meglio, una certa malapolitica, abbia cercato di gettare benzina sul fuoco attorno a questa storia.