Scomodare Cicerone è forse esagerato (“Memoria minuitur... nisi ea exerceas“, la memoria diminuisce se non la tieni in esercizio), ma torna alla mente davanti alla circolare interna con la cui la dirigente dell’Isiss Daverio-Casula, Nicoletta Pizzato, annuncia un concorso aperto agli alunni per intitolare l’istituto varesino «alla memoria di una persona deceduta per lo meno da 10 anni che, per meriti culturali, morali e comportamentali abbia contribuito con la sua opera a testimoniare, qualificare e dare prestigio al territorio».
La riflessione spontanea è quasi d’obbligo: Francesco Daverio e Nuccia Casula, deceduti da ben più di un decennio per violenta mano altrui, non hanno forse meriti tali da illustrare al meglio il territorio? Oppure quei meriti sono nel frattempo decaduti? Luigi Barion, voce di primo piano nel panorama storico-culturale locale e presidente dell’Associazione Varese per l’Italia 26 maggio 1859, non ha esitato a esprimere alla preside «stupore e meraviglia» davanti all’iniziativa che intende cancellare il nome di Daverio «martire della libertà» e «giovane che volontariamente ha dato la vita per la patria», aggiungendo che «il suo nome è nel marmo del Parco Risorgimentale del Gianicolo».
Poche parole, ma che vanno giù pesanti: «Esprimiamo la massima indignazione di una simile e deplorevole iniziativa. Ci riserviamo di agire attraverso il prefetto e la Pubblica istruzione». Ora, con tutti i problemi che la scuola italiana attraversa proprio a livello di identità, è proprio il caso di indire un concorso che potrebbe far scomodare nientemeno che il prefetto Giorgio Zanzi e il ministro Stefania Giannini? Esaminiamo le biografie. Francesco Daverio nacque a Calcinate del Pesce il 3 aprile 1815, seguì gli studi a Varese, si laureò in ingegneria a Pavia; amico di Mazzini e Garibaldi, nel 1848 collaborò “nel settore dell’apprestamento delle opere difensive di una piccola colonna di volontari”; capo di Stato maggiore nella difesa della Repubblica Romana, cadde all’alba del 3 giugno 1849 sul colle del Gianicolo durante un assalto alla baionetta; è sepolto nella chiesa romana di San Carlo ai Catinari.
Nuccia Casula, nata a Varese il 17 giugno 1921, studentessa del liceo Cairoli, a 22 anni aiutò padre e fratello Diego nella battaglia del San Martino e nella fuga sull’Appennino emiliano; assassinata a Piacenza il 7 gennaio 1945 dopo un rastrellamento fascista, venne nascosta dalla madre sotto un cumulo di neve, poi ritrovata dalle mani pietose di un sacerdote (a sua volta fucilato per questa opera di carità cristiana), nel 1946 tornò a Varese per trovare degna sepoltura nel cimitero di Giubiano.
Episodi simili non sono nuovi. Una dozzina di anni fa, infatti, la soppressione della media inferiore “Nino Gorini” cancellò l’unica medaglia d’oro al valor militare nella Grande Guerra di Varese; nel 2013, accorpare proprio Daverio e Casula annullò il nome di Pier Luigi Nervi, ingegnere e architetto che firmò la sede Unesco a Parigi, il grattacielo Pirelli a Milano, la Sala Udienze in Vaticano.