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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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«Tecniche vecchie per risparmiare»

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«Tecniche vecchie per risparmiare»

Si chiama Tavi (acronimo dall’inglese che tradotto significa impianto transcatetere della valvola aortica) ed è uno dei più avanzati interventi di cardiologia interventistica. E’ un trattamento già operativo, già diffuso?

Sì, il numero di pazienti, in Europa e in Italia, che possono giovarsi di questa nuova frontiera della medicina è ormai in costante crescita. Bene, Anzi no. Perché Varese non è tra le realtà che sfruttano a pieno questa tecnica: è il fanalino di coda tra le cardiologie italiane e della stessa Lombardia. Motivo? Le protesi costano. Sì, ma anche dalle altre parti... E allora, verrebbe da pensare che la questione sia - anche legittimamente - di budget e scelte delle singole aziende ospedaliere.

Un passo indietro per capire che cos’è e quali vantaggi ha apportato la Tavi. Ad illustrarli è un esperto del ramo, una figura storica tra i cardiologi emodinamisti di Varese: Edoardo Verna, da oltre trent’anni all’ospedale di Circolo e responsabile della struttura semplice di emodinamica della Cardiologia 1. «Quando una valvola cardiaca comincia a non funzionare più e a diventare stenotica (ristretta Ndr) o insufficiente il cuore non è più in grado di svolgere completamente la sua funzione. Questo può portare allo scompenso cardiaco e alla morte. La terapia farmacologica è necessaria e molto utile ma talora insufficiente o palliativa ed è quindi necessario sostituire chirurgicamente la valvola con una protesi biologica o artificiale. La Tavi è invece una delle più importanti rivoluzioni terapeutiche degli ultimi anni; si tratta di una tecnica di sostituzione della valvola aortica per via percutanea, cioè che non richiede l’apertura del torace e può essere eseguita in anestesia locale senza arrestare il cuore e senza circolazione extracorporea, che quindi può essere applicata anche a pazienti che hanno un elevato rischio per la chirurgia convenzionale».

« La Lombardia con i suoi molti centri di Cardiologia e Cardiochirurgia guida la classifica dei centri che eseguono questo intervento in Italia. Tuttavia esistono ancora differenze significative nell’adozione della Tavi tra gli ospedali nell’intero panorama nazionale e in quello lombardo. Le risorse destinate a questo importante intervento terapeutico sono distribuite in modo asimmetrico tra centri caratteristiche simili che dispongono tutti di dipartimenti di cardiologia dotati di sale di emodinamica e cardiochirurgia. Nella provincia di Milano si concentra infatti il maggior numero di impianti Tavi con un tasso di adozione, passatemi il termine, supernormale, mentre nelle altre provincie si registrano tassi di adozione insufficienti rispetto al fabbisogno stimato». E Varese? «Nonostante sia stato uno dei centri cardiologici e cardiochirurgici storici della Lombardia è oggi il fanalino di coda di tutte le cardiologia italiane e della Lombardia, eseguendo solo l’1% delle procedure e il 2% del fabbisogno stimato». Ma sarebbe pronto, il Circolo, a potenziare questo tipo di interventistica? «Come cardiologi - spiega ancora Verna - abbiamo cercato di attivare la Tavi fin dal 2007, ma abbiamo incontrato resistenze interne di ogni tipo sia da parte della cardiochirurgia che della direzione sanitaria e generale contro le quali abbiamo dovuto lottare fino al 2009 quando una delibera dipartimentale ha finalmente riconosciuto la necessità di iniziare al più presto un programma Tavi».


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