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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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Perderemo il nostro Eldorado?

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Perderemo il nostro Eldorado?

Arrivano le reazioni all’accordo preliminare fra Italia e Svizzera sul lavoro frontalieri che Roma e Berna hanno siglato martedì. Le conferme per cui, gradualmente ma entro il 2028, i parlamenti dei rispettivi Paesi si sono prefissati di riformare l’accordo del 1974, aumentando di circa il 20% le tasse degli stipendi degli italiani che lavorano in Svizzera, hanno mandato in fibrillazione la zona di frontiera. Sarà la fine dell’epoca d’oro sul confine? Si vedrà. Nel frattempo sale la preoccupazione: «Non abbiamo ancora i dettagli – dice Pietro Roncoroni, sindaco di Lavena Ponte Tresa e presidente dell’associazione dei Comuni italiani di frontiera – ma se le previsioni sono quelle delineate nei mesi scorsi e confermate parzialmente da questa prima firma, in arrivo non c’è niente di bello. Per i frontalieri ci sarà un grande peggioramento. Certo, nell’immediato non accadrà nulla, ma in futuro verrà avviato uno split e ci sarà un peggioramento netto delle condizioni fiscali dei frontalieri, fino al raddoppio della tassazione. Ciò caratterizzerà anche le imprese del Ticino: perché non posso pensare che per i frontalieri aumentino le tasse, senza garantire loro lo stesso stipendio di adesso. Loro pensano di no, ma il rischio c’è». Poi c’è la questione dei ristorni frontalieri: sostanzialmente ogni anno una fetta delle tasse dei frontalieri venivano raccolti dal Canton Ticino, spediti a Roma e girati ai municipi come compensazione del mancato gettito Irpef dei loro residenti lavoratori all’estero. Si tratta di milioni di euro, blindati in un accordo internazionale: «Era un sistema che funzionava – racconta ancora Roncoroni - mentre adesso andiamo verso l’ignoto. A parole è garantito che il gettito verrà mantenuto come ora. Eppure siamo dubbiosi: sappiamo come funziona il meccanismo gestito dallo Stato italiano che annualmente rischierà di finire nel tritacarne delle leggi Finanziarie».

Anche i sindacati iniziano a muoversi, anche se sembrano decisamente meno preoccupati di lavoratori e amministratori locali: «Avremo una riunione coi sindacati svizzeri il prossimo 15 gennaio – afferma Paolo Lenna di Cgil Varese – e parleremo anche di questo argomento. Il problema principale è capire in quanto tempo vogliono parificare il trattamento fiscale italiano con quello svizzero. Perché se in Svizzera è di circa il 12%, da noi 30-40%. Il governo ha ipotizzato di adeguarsi in una decina d’anni, ma adesso non è chiaro quando si arriverà alla differenziazione del 70-30% delle tasse. Aspettiamo i decreti ma ricordiamo che ciò avverrà progressivamente e, a quel punto, pagando le tasse in Italia si potranno dedurre il mutuo, le spese sanitarie e tutte le altre deduzioni previste. Sciopero? Per ora non è in agenda».


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