Maltrattamenti durati cinquantaquattro anni, culminati a marzo del 2014, con il tentativo di buttare la moglie giù dal balcone: per Pietro Pozzi, ottantacinquenne ex custode giudiziario del tribunale, è arrivato il momento di saldare i conti con la ex moglie e figlia. Il giudice Sara Cipolla lo ha condannato a due anni e al risarcimento di ben 25mila euro immediatamente esecutivo. Soddisfatto l’avvocato Luca Abbiati, difensore di parte civile della donna che gli è stata vicino per oltre mezzo secolo, sopportando botte, umiliazioni, violenze psicologiche, fisiche e tradimenti, da uno dei quali sarebbe addirittura nata una figlia illegittima dell’imputato. Non c’era mai una causa scatenante precisa, le aggressioni partivano con pretesti banali, qualsiasi pretesto era buono per massacrarla sotto gli occhi della figlia, cresciuta nel terrore, al punto da diventare alcolizzata nell’adolescenze. Mai una denuncia però, mai una confidenza a un parente o a una amica. «Avevamo paura di lui, poi c’era la vergogna, il timore di quello che avrebbe detto la gente. E poi lui conosceva tutti nell’ambiente delle forze dell’ordine e del tribunale. Con gli altri era meraviglioso, perfetto». Fino al 15 marzo del 2014, quando Pozzi - che negli ultimi tempi era ossessionato da un’inspiegabile gelosia nei confronti della moglie - tentò di defenestrarla. Scorgendo un uomo per strada, si mise in testa che fosse lì per lei, quindi la portò sul balcone, la sollevò con il ginocchio e la sporse oltre il parapetto. «Ho visto la morte in faccia», confidò la vittima alla figlia che corse in suo aiuto. A quel punto decisero entrambe di rompere il silenzio, denunciando cinquantaquattro anni di torture alla polizia e al pubblico ministero Luigi Furno.
due anni di carcere a un anziano