Ricordate la Marta di “Happy Family”, il film di Gabriele Salvatores? Correva l’anno 2010. Ora Alice Croci, che è nata a Busto ma vive a Milano, ha 23 anni e recita. Vedendola sul palco in “La strana coppia (tutta al femminile)” di Neil Simon nell’allestimento di ICMAttori - prossimi appuntamenti il 16 gennaio al Santamanzio di Travedona Monate e il 13 febbraio al Duse di Besozzo) - è sin troppo facile comprenderne la bravura. A suo agio in un ruolo dalle molte sfaccettature, talento cristallino, una promessa.
In cosa le assomiglia Flo?
«Praticamente in nulla. Lei ha un’idea dell’ordine maniacale, nella vita io sono per il disordine creativo. Più simile al personaggio di Olivia. Pensavo mi venisse affidato quello ma i registi, Nicola Tosi e Andrea W. Castellanza, hanno deciso diversamente. Meglio, ho dovuto mettermi in gioco di più. E poi Veronica Salini è bravissima».
A 17 anni è stata scelta da Salvatores; come è andata?
«Lo devo a un’insegnante, Roberta Mandelli; è stata lei a dirmi che stavano cercando una ragazza della mia età per un suo film e a spingermi a presentarmi al provino. È andata bene. Mi sembrava incredibile e ancor più mi è sembrato quando mi sono trovata sul set accanto a Margherita Buy, De Luigi, Bentivoglio e Abatantuono».
Da lì la scelta di diventare attrice?
«No, era precedente. Frequentavo già al Cantoni di Legnano la Compagnia legata al circuito Teatri Possibili. Il film ha dato una spinta in più e dopo il diploma al “Melzi” ho deciso di tentare di entrare alla “Paolo Grassi” di Milano. Mi hanno presa ma non ero a mio agio e a metà del secondo anno ho lasciato. Andando a studiare recitazione all’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni di Busto Arsizio».
Ma il colpo di fulmine arrivò vedendo un film o uno spettacolo teatrale?
«No, galeotti furono i libri. Tutto è nato dal mio amore per la lettura. Sin da bambina mi divertivo a scrivere cose mie e a trasformare i libricini in primitivi copioni. Apprezzati dalla maestra che a mia madre disse: “Sua figlia è molto brava a raccontare bugie e a inventare storie sperando che gli altri le credano”. In fondo quello che fa un’attrice».
Bel mestiere ma impegnativo; il sacrificio più grande?
«L’essere stata costretta ad abbandonare il pattinaggio artistico; l’ho praticato per 12 anni, a livello agonistico, nell’Accademia Bustese».
In tour con ICMAttori ma non solo.
«Sono anche nella Compagnia Stabile del Teatro del Popolo di Gallarate, l’ultimo spettacolo che abbiamo proposto è Fiabe di Natale».
Addio cinema?
«La porta è sempre aperta. Intanto qualcosa faccio, anche come sceneggiatrice, grazie a una casa di produzione. la Make1movie, che mi vede tra i soci. Tra pochi giorni gireremo un videoclip delle Unio, due artiste varesine».
Il rapporto con la musica?
«Buono, anche se non esattamente in linea con il mercato: il mio genere è il punk rock. A un pezzo del rapper di moda di turno preferisco di gran lunga un vecchio disco dei Clash».