La Prealpina e Gianni Spartà, il giornalista che ha seguito il caso dell’omicidio di Lidia Macchi dalla sera della scomparsa (5 gennaio 1987) saranno ancora protagonisti in tv questa sera a Porta a Porta, il programma di informazione e approfondimento condotto da Bruno Vespa su Rai Uno. Durante la serata odierna si parlerà degli ultimi sviluppi delle indagini sul delitto rimasto irrisolto per trent’anni e della meticolosa opera d’informazione che il nostro quotidiano ha portato avanti, mai rinunciando a rammentare la sacrosanta richiesta della famiglia di Lidia a ottenere giustizia.
Intanto, il sostituto procuratore generale di Milano Carmen Manfredda, dopo aver riaperto il caso e portato in carcere Stefano Binda, ha ora presentato richiesta di incidente probatorio per cristallizzare le deposizioni di tutti i principali testi.
Anticipare rispetto al dibattimento vero e proprio la fase di formazione della prova e collocarla durante le indagini probatorie.
Questo è il senso dell’incidente probatorio e questo vuole fare il sostituto procuratore generale presso la Corte d’Appello di Milano Carmen Manfredda, che ne ha presentato formale richiesta due giorni fa al gip varesino Anna Giorgetti, ora chiamata a decidere se dare seguito all’istanza o meno. Di fatto, il magistrato di origini novaresi chiede una cosa molto semplice e, cioè, che alcuni dei testi principali, già verbalizzati in sede di sommarie informazioni dagli inquirenti della Squadra Mobile di Varese e dalla Manfredda in persona, possano mettere nero su bianco dinanzi al giudice per le indagini preliminari la propria versione dei fatti relativamente a quello che era il rapporto di conoscenza tra Lidia Macchi e l’indagato e l’eventuale alibi di Stefano Binda.
Ciò detto, le dichiarazioni rese sotto forma di incidente probatorio - in genere, sollecitate qualora i testi possano essere sottoposti a possibili e ad eventuali pressioni finalizzate ad inquinare il quadro probatorio -, avranno valore processuale. Il che significa che quanto dichiarato, potrà essere utilizzato a pieno titolo qualora si celebrasse il processo.
Lo stesso non potrebbe succedere per quanto verbalizzato come sommarie informazioni rese da persone informate sui fatti. Quali sono le persone per le quali il sostituto pg di Milano Manfredda ha chiesto il nuovo giro di interrogatori davanti al gip Giorgetti?
Oltre a Giuseppe Sotgiu, oggi sacerdote a Torino, che a suo tempo diede due versioni diverse circa l’alibi di Binda (è assodato che il legame tra i due fosse molto stretto),di cui è stato già scritto,“La Prealpina” ha appreso che nella lista testi figura anche la sorella di Lidia, Stefania Macchi.
Quest’ultima, a sua volta identificata come parte offesa al pari dei due genitori e del fratello Alberto, non più tardi di un paio di mesi fa ha reso dichiarazioni importanti, poi confluite nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere di Binda firmata dal gip Giorgetti. Ha detto, cioè, che «sia io sia Lidia conoscevamo bene Stefano Binda e gli eravamo affezionate».
Di più, «la frequentazione è stata assidua sia da parte mia sia da parte di Lidia. Binda ha forse frequentato anche casa nostra e ricordo che Lidia lo stimava molto e lo riteneva particolarmente intelligente».
A quel che è dato sapere, la Procura generale di Milano ha chiesto possa essere “cristallizzata” anche la testimonianza di Patrizia B., la cinquantenne ex amica di Binda che ha dato il là agli ultimi sorprendenti sviluppi delle indagini, a cominciare dall’identificazione della lettera anonima ricevuta dai familiari della vittima quattro giorni dopo il delitto, avvenuto il 5 gennaio del 1987.
Patrizia B., che aveva conosciuto personalmente Lidia, perché entrambe impegnate nei gruppi scout varesini e militante in Comunione e Liberazione, si è detta certa che «Lidia, Stefano Binda e Paola B. si conoscevano benissimo ed erano amici».
Anche Paola B., vale a dire l’ultima persona che ebbe modo di vedere Lidia in vita (era ricoverata all’ospedale di Cittiglio e Lidia era andata a trovarla poche ore prima dell’omicidio, ndr), sarà chiamata - se non lo è già stata - a chiarire quelli che sono i propri ricordi relativamente al rapporto tra Lidia Macchi e Binda.
Non più tardi dell’ottobre scorso, Paola B. ha dichiarato che «nel periodo immediatamente successivo alla morte di Lidia, Stefania Macchi le aveva confidato che Lidia, nell’ultimo periodo antecedente al suo assassinio, e Stefano Binda erano diventati molto amici».
Ampi servizi sulla Prealpina di mercoledì 27 e giovedì 28 gennaio.