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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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Nonostante tutto ce la possiamo fare

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Sabina Guzzanti: nonostante tutto ce la possiamo fare  3

L'attesa è finita: il nuovo spettacolo di Sabina Guzzanti organizzato dall’associazione «Un’altra storia», annunciato per il 14 novembre e poi rimandato, va in scena al teatro Ucc di Varese sabato 6 febbraio. Attrice, comica, regista, blogger, scrittrice, cantante (partecipò anche a Sanremo nel 1995, con «Troppo sole»), la Guzzanti ogni volta che parla, dalla «Tv delle ragazze» ad oggi, sveglia le coscienze. E ora torna in  teatro, dove era assente da sei anni, con uno spettacolo civile e impegnato nel suo stile, con fantasia. La 52enne artista romana immagina infatti di vivere in un futuro migliore, in cui per esempio il denaro è tornato a essere semplicemente un mezzo e non più un fine, e di guardarsi indietro per raccontare al pubblico «Come ne venimmo fuori (proiezioni dal futuro)». Questo è il titolo del monologo scritto e interpretato da lei stessa con la regia di Giorgio Gallione, le musiche di Paolo Silvestri, la scenografia di Guido Fiorato e l’originale abito di scena di Minimal To. La protagonista, SabnaQƒ2, analizza le ragioni che avevano spinto gli uomini e le donne dell’epoca a cadere tanto in basso: frustrazione, ignoranza, miseria, litigi su Facebook, programmi demenziali in tv... E tiene dunque una  conferenza spettacolo sull’attualità politica e sociale, in cui non mancano personaggi contemporanei.
Sabina Guzzanti, in come «Come ne venimmo fuori» si guarda indietro e analizza gli anni 1990-2041, il «secolo di merda»: perché lo spettacolo è ambientato nel 2041 e qual è l’idea cardine di questa rilettura storica?
«L’idea centrale è che nel futuro si sono accorti che la nostra epoca era oppressa da un’ideologia terribile, la più autoritaria e disumanizzante che l’umanità abbia conosciuto. Un’ideologia che non solo era riuscita a plasmare le idee politiche, ma anche il modo di sentire, i desideri, la memoria, le relazioni. Ho pensato di far finire questo periodo storico così arido e violento, in cui il denaro da mezzo di scambio, diventa legge, non troppo presto perché non è verosimile, né troppo tardi, perché non ne possiamo più. Quando ho fatto i primi esperimenti col pubblico, avevo detto che il secolo di merda era finito nel 51. Una donna alla fine dello spettacolo si è lamentata: io nel 51 se ci arrivo, avrò 95 anni. Ho pensato che farle un regalo mi costava così poco, e ho anticipato la fine di 10 anni».
Lo spettacolo è ambientato in un futuro civile e armonico: ovvero?
«Siamo nel futuro, in una giornata di festa. Si celebra la fine di un periodo storico triste e feroce, di cui però si è persa la memoria. È come uno di quei vecchi 25 aprile in cui a nessuno andava più di sentire parlare dei partigiani. Che palle i partigiani. Ormai c’è la democrazia, perché occuparsi di una dittatura superata? Inoltre nel futuro si è fatta strada l’idea, che gli uomini e le donne vissuti nei primi decenni del 2000 fossero semplicemente degli imbecilli e che cercare di capirli sia una perdita di tempo. Nello spettacolo io sono quella scelta per pronunciare il discorso delle celebrazioni. E allora presento uno studio in cui si dimostra come i merdolani (la gente vissuta all’epoca del secolo di merda) furono aggrediti, disarmati e terrorizzati, vittime di una terribile ideologia. E spiego perché è importante invece capire quello che accadde perché la storia possa non ripetersi».
Il suo precedente impegno era cinematografico, «La trattativa», e parlava del rapporto tra Stato e mafia: che risposte ha avuto? È soddisfatta?
«È stata un’esperienza molto istruttiva. Ho imparato tante cose. Mi sono disgustata, spaventata, indignata, commossa, ho gettato la spugna con gran dignità, poi mi sono rialzata e ho iniziato a danzare, insieme ad altre migliaia di persone. Tendo all’epico lo so, sono fatta così. Il film è stato distribuito dalla gente, abbiamo organizzato più di 700 proiezioni e lo abbiamo fatto vedere a più di 100mila persone e ancora sta girando. Abbiamo deciso che il film resterà nelle sale finché la mafia non sarà fuori dallo Stato».
Che cos’è il TgPorco?
«È un telegiornale satirico per il web. Un’idea realizzata in modo estemporaneo, elaborata mentre ero in giro a presentare il film sulla trattativa stato mafia. Abbiamo messo su internet qualche puntata quest’estate e ora ci andava di continuare un po’, ci stavamo divertendo, ci hanno fatto tanti complimenti e andiamo avanti. Sarà prodotto dai cittadini con una raccolta fondi partita pochi giorni fa. Tutte le informazioni su tgporco.it».
Lei ha un padre giornalista e appartiene a una famiglia di comunicatori. In cosa crede di più in questo momento: social, televisione, cinema, teatro?
«Utilizzo i mezzi che di volta in volta riesco ad utilizzare, quando mi viene una buona idea innanzi tutto e quando riesco a trovare una strada per realizzarla».
Va d’accordo con i suoi fratelli?
«Io adoro i miei fratelli, siamo grandi e non c’è più bisogno di andare d’accordo, perché non dividiamo più la stessa stanza. Nessuno ruba le caramelle a nessuno. Tutte le volte che ci ritroviamo è una grande gioia».
La politica è sempre presente nella sua vita artistica, di recente ha appoggiato il Movimento 5Stelle. Farà mai il passo successivo? Scenderà in campo?
«I 5 stelle si sono appassionati a La Trattativa e mi hanno aiutato a distribuirlo. Sono stati molto determinati e capaci. Per il resto mi appassiona molto il mio lavoro, scrivere pensare, studiare, inventare. Non ho mai sentito l’impulso a occuparmi di politica per mestiere».
A Varese lei è invitata dall’associazione «Un’altra storia» fondata da Rita Borsellino, che certamente conosce: quanto è importante promuovere l’impegno civile in provincia, nelle piccole città, come fa chi organizza il suo spettacolo, ovvero Giuseppe Musolino?
«L’impegno civile non distingue tra centro e provincia, è una delle sue qualità. Anzi è più forte in provincia, perché le realtà più piccole sono più gestibili».
Lei è buddista: ci regala un insegnamento applicabile ogni giorno per sopravvivere alla tristezza del panorama politico italiano?
«Tutte le difficoltà che incontriamo, sono misurate esattamente sulla nostra forza per superarle. Non esistono ostacoli più grandi di noi, sono tutti a nostra misura. Superandoli diventiamo noi più grandi. Ci permettono di evolverci».
Sabina Guzzanti «Come ne venimmo fuori (proiezioni dal futuro)» - Sabato 6 febbraio a Varese, teatro Ucc, piazza Repubblica, 32/23 euro, info 0332.247897, 338.7075200.


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