«La presunta dinamica del fatto e l’atteggiamento dell’imputato, che si sarebbe mosso come in uno stato di trance con ripetizione robotizzata di colpi e sguardo assente, non risulta avvalorata da alcun elemento di prova e nemmeno dalle dichiarazioni dei testi. Al contrario, la loro ripetizione con inusitata violenza dimostra piuttosto la tenacia e l’insensibilità dell’imputato, non distolto dal suo proposito nemmeno dalle invocazioni di aiuto della Cancelliere, dalla presenza di testi oculari e dalle loro intimazioni a fermarsi».
È uno dei passaggi clou delle motivazioni della sentenza con la quale la Corte di Cassazione, a fine settembre, ha confermato la sentenza di condanna a 17 anni disposta al termine di un giudizio con rito abbreviato dal gup milanese Roberta Nunnari a carico di Roberto Colombo, il 61enne ex primario di oculistica di origini bergamasche tragico protagonista del femminicidio della 39enne informatrice farmaceutica molisana, Stefania Cancelliere, l’ex compagna che l’aveva reso padre in età avanzata per ben due volte, caduta sotto i colpi di un vecchio matterello nell’androne di un palazzo di via Marconi a Legnano il 27 giugno del 2012.
Articolo completo sulla Prealpina di domenica 14 febbraio.