Di indizi e più lettere è fatta l’indagine della Procura Generale di Milano che ha portato in carcere il quarantottenne di Brebbia Stefano Binda, accusato dell’omicidio di Lidia Macchi, uccisa con 29 coltellate la sera del 5 gennaio 1987 in località Sass Pinin a Cittiglio. Lettere come le due recapitate alla famiglia della vittima nel giro di poche settimane l’una dall’altra. E anche gli scritti del reperto 22: le due pagine della Smemoranda del 1987 di Binda, allora diciannovenne, scovate nel settembre dello scorso anno durante una delle perquisizioni a casa dell’indagato.
Su quella del 9 gennaio, in calce al simbolo di Comunione e Liberazione, compaiono alcuni versi scritti in stampatello: «Caro Stefano sei fregato. Potrebbero strapparti gli occhi o strapparteli con le tue mani, ma quello che hai visto, lo hai visto tu e cosa ti separerà dal luogo in cui palpita quella luce?».
Ampio servizio sulla Prealpina di mercoledì 24 febbraio.