«Varese era la città di Franca, Luino la mia»; così Dario Fo - che il 24 marzo compirà 90 anni - alla vigilia della sua ultima, applauditissima, presenza varesina, in quell’Università dell’Insubria dove tornerà a maggio per una mostra di alcune sue opere. Chi lo conosce anche solo superficialmente stenta a credere che davanti alla proposta di ricevere il Chiara alla carriera proprio a Luino abbia risposto: «No grazie, dopo il Nobel non accetto altri premi». E infatti sembra che quella frase, almeno pronunciata da lui, nessuno l’abbia sentita.
Non Bambi Lazzati, anima del Premio intitolato all’autore della Stanza del vescovo; non l’entourage di Fo che anzi nega decisamente sostenendo che il “gran rifiuto” è semplicemente dovuto al fatto che «il Maestro» non è grado di garantire oggi la sua presenza ad un appuntamento previsto tra qualche mese.
«È una forma di rispetto nei confronti del Premio Chiara come di Luino; assicurare di esserci e poi tirarsi indietro all’ultimo momento non sarebbe corretto».
Un ritratto ben diverso da quello tracciato da chi dietro il «no» vede invece un atteggiamento snob o superbo. «Accusa senza fondamento», insistono da casa del Nobel dove si desidererebbe «una smentita» da parte degli organizzatori.
«Nessuna smentita - spiega Bambi Lazzati - perché la frase che ho riportato in conferenza stampa in Villa Recalcati mi è stata effettivamente detta da persone vicine a Fo che l’hanno attribuita a lui». Nessuna smentita ma neppure nessuna voglia di alimentare le polemiche.
«Il suo no - spiega Romano Oldrini, presidente dell’Associazione Amici di Piero Chiara - ci dispiace profondamente ma questo naturalmente non modifica il nostro giudizio nei suoi confronti e non diminuisce la sua grandezza artistica. Tra le commedie sue e di Franca Rame una si intitola Coppia aperta quasi spalancata; per Fo è la nostra porta a rimanere aperta anzi spalancata».
E Bambi Lazzati sottolinea come oggi la tecnologia possa essere d’aiuto «se serve con un collegamento via skype».
Ulteriori tentativi di avvicinamento costretti a naufragare davanti all’impossibilità di parlare con l’autore di Mistero buffo. Impresa risultata impossibile anche a quello che Fo, pur essendo milanese d’azione sin dai tempi del Politecnico e di Brera, ha più volte definito «il giornale della mia città».
«Il Maestro - la spiegazione - ha deciso di non rilasciare dichiarazioni per evitare ulteriori polemiche».
«Spiace - spiega Bambi Lazzati - perché pensavamo che dopo il tentativo non andato a buon fine 15 anni fa pensavamo questa volta di riuscirci».
Punto di partenza una lettera (Oggetto: conferimento Premio Chiara alla carriera 2016) in cui rivolgendosi all’«Illustre Dario Fo» gli Amici di Piero Chiara spiegavano la natura del Premio Letterario «nato per tenere viva la memoria dello scrittore e valorizzare la cultura, i luoghi di Varese e della sua provincia, della Lombardia e del Canton Ticino, spazi amati da Chiara e da lui privilegiati nelle opere».
Motivazione del Premio all’ex ragazzo di Sangiano «Per aver innovato con la sua ricca produzione drammaturgica e le impareggiabili doti umoristiche e di intelligenza scenica il teatro comico italiano. Fondendo tradizione e testi popolari con le situazioni tipiche del mondo presente ci ha aperto gli occhi, con un misto di riso e di serietà, sugli abusi e le ingiustizie della società».
Ancora più interessante il passaggio successivo: «Il Premio sarà conferito durante una Festa pubblica a Lei dedicata al Teatro Sociale di Luino in una domenica pomeriggio in data da definirsi in base alla sua disponibilità, studieremo insieme secondo suoi desideri il tutto al meglio. La consegna di questa onorificenza in patria è anche molto caldeggiata dalla sua città, da Luino e dalla sua gente».
Messaggio forte e chiaro che non ha ottenuto l’esito sperato ma - per incomprensioni o problemi di comunicazione - trasformato paradossalmente la possibile festa in un giallo. Difficilmente dalla soluzione felice.