Diciotto coltellate non possono giustificarsi con l’attenuante della provocazione. Di questo si è convinta la Corte d’assise d’appello di Milano che ha condannato Luciano Borile a nove anni e quattro mesi per l’omicidio del cognato Angelo Crespi, un anno e quattro mesi in più rispetto alla sentenza di primo grado del gup Luca Labianca. L’accusa aveva chiesto quattordici anni di condanna.
Articolo completo sulla Prealpina di giovedì 17 marzo.