A Rio de Janeiro avrebbe voluto vivere la sua quinta Olimpiade, chiudendo nel migliore dei modi una carriera straordinaria. Ma il suo valore, il suo passato, la sua abnegazione non sono bastati. I metodi, le scelte, i criteri e i modi della Federcanottaggio timonata dal presidente Giuseppe Abbagnale e dal d.t. Giuseppe La Mura l’hanno indotto a una scelta obbligata. E inevitabile. Così, dopo aver provato a resistere per continuare a ritagliarsi il suo spazio, Elia Luini ha detto basta. E a 37 anni (li compirà il 23 giugno) ha dato l’addio a quella Nazionale da cui era stato ormai accantonato e quindi pure all’agonismo. Una scelta dolorosa, annunciata sul web attraverso il seguitissimo sito canottaggiomania.com non senza un’esplicita vena polemica contro unestablishment che non sta di certo guadagnando consensi.
Sia chiaro: il suo sbarco in politica, con l’adesione alla lista civica che sosterrà Davide Galimberti (candidato sindaco del centrosinistra a Varese), non è il motivo della sua decisione. Semmai la conseguenza del maggior tempo libero a disposizione. Perché il plurititolato gaviratese, nonostante sia ancora tesserato per l’Aniene, ha smesso di allenarsi da qualche tempo. Ma ha deciso solo ora, all’inizio della nuova stagione (proprio oggi con la TRio si aprirà il lungo weekend del Meeting nazionale a Piediluco), di uscire allo scoperto. Sbattendo la porta dopo l’argento alle Olimpiadi di Sydney 2000, quattro allori mondiali tra i Pesi Leggeri e un’infinità di altri titoli.
«Avevo iniziato con grande fiducia nei confronti di questa gestione perché avevo un’ottima considerazione della nuova area tecnica ritenendo che gli attuali allenatori, assieme al dottor La Mura, potessero costituire un valore aggiunto per noi atleti. Ma il d.t. non è quasi mai presente ai raduni ed ha affidato la squadra a semplici esecutori dei suoi programmi, non a figure tecniche capaci di personalizzare gli allenamenti secondo le reali esigenze. Allenatori tornati in auge a distanza di anni che però non si sono resi conto di come il canottaggio si sia evoluto in loro assenza. Rispetto ad altre nazioni all’avanguardia, è come se noi girassimo ancora con Windows 95...».
Luini ringrazia la Canottieri Varese e il centro sportivo Laguna Blu che l’hanno ospitato, ma punta ancora il dito sulla Federcanottaggio: «Nel settore Pesi Leggeri i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Zero medaglie ad Aiguebelette, zero ai Mondiali nell’intero quadriennio in barca olimpica. Difficile che non si facciano due pesi e due misure o che anche involontariamente non esistano favoritismi in una realtà in cui i tecnici responsabili dei gruppi sportivi militari hanno pure un ruolo di coordinamento o di collaborazione nei settori olimpici. Pensavo che avessero maggiore personalità e che non si limitassero ad eseguire il compitino dettato dal d.t., per il quale nutro sempre grande stima».
Favoritismi: cioè?
«Prendi il caso di Vincenzo Abbagnale: dopo aver saltato tre volte i controlli antidoping, il figlio del presidente, in attesa di giudizio, è ancora in Nazionale e partecipa ai raduni federali».
E i più esperti vengono messi da parte...
«La presenza dei veterani viene considerata un disturbo. C’è attenzione per chi non apre bocca e fa tutto. Pian piano ho capito che per me ormai non c’era più spazio, così ho preferito scegliere di non essere preso in giro».
Ed ora?
«Sto lavorando assieme a mio papà, vorrei affiancarlo nella sua azienda di grafica. Ma vorrei continuare a vivere anche nel mondo dello sport».