La sfida fra il Comune e i cittadini che non vogliano pagare le spese fognarie in bolletta (visto che non sono allacciati alla rete e già versano soldi alle aziende di spurgo) non si ferma. A molti di loro non è piaciuto l’esito del dibattito di consiglio comunale in cui l’assessore Paola Reguzzoni ha spiegato che, dopo anni di tolleranza, adesso non si può far altro che addebitare i costi anche a loro (se sono entro trenta metri dall’allaccio) per legge. «Una buona amministrazione - fa sapere uno dei portavoce delle famiglie coinvolte (a Busto sono 3.600) non dovrebbe arrivare a minacciare le persone con un “adesso paghino” ma dovrebbe, ragionando e discutendo, trovare soluzioni che possano non danneggiare gli utenti coinvolti, per la maggior parte pensionati, con abitazioni spesso datate».
Così si invita a controlli specifici più accurati, ricordando che «un suggerimento potrebbe essere quello che il Comune costruisca una rete fognaria in tutte le strade e poi allacci le case, con un onore sopportabile piuttosto che pretendere una progettazione e costruzione privata che varierebbe dai 10 ai 30mila euro».
Intanto fra chi protesta c’è chi evidenzia il caso anomalo di un tratto laterale di via Villoresi, dove la questione della distanza dalle fogne - discriminante, secondo gli annunci, per definire se un singolo debba versare la somma di funzionamento e depurazione oppure no - presenta il paradosso: mezza via paga, mentre chi si trova sul lato opposto della carreggiata beneficia dell’esenzione. «Eppure la distanza è sempre la stessa, quindi non si capisce dove stia la differenza».
Insomma, la battaglia - finora evidenziata dallo sciopero del versamento delle quote giudicate in eccesso - promette di continuare ancora a lungo. Invadendo in pieno la campagna elettorale.