Il corpo di Lidia Macchi è stato riesumato: l’operazione è iniziata all’alba di martedì 22 marzo nel cimitero di Casbeno, protetto da un cordone di agenti di polizia che hanno vigilato attentamente e tenuto l’intera area al riparo da sguardi indiscreti.
Una volta scoperchiata la porzione di terra che per 29 anni ha dato riposo alla studentessa ventenne trucidata nei primi giorni del 1987, la bara è stata caricata su un furgone e trasferita all’Istituto di Medicina legale di Milano. Qui il team guidato dall’anatomopatologa forense Cristina Cattaneo dovrà cercare, su quello che resta del corpo della vittima, tracce biologiche in grado di risalire al Dna del killer. Impresa difficilissima, naturalmente, quella affidata dalla Procura generale di Milano a Cristina Cattaneo.
Da oltre due mesi per il delitto di Lidia Macchi è in carcere come presunto responsabile Stefano Binda, 49 anni, amico della vittima.
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