Sono ore di speranza per nell'immane tragedia che ha spezzato la vita di due ventenni varesini. La speranza è quella che Andrea B. e Francesco R. riescano a superare i postumi gravissimi dello schianto di martedì 25 agosto. Quando l'auto su cui viaggiavano è stata spazzata via da un Tir, a Nardò, nel Salento. Andrea e Francesco stanno lottando per continuare a vivere. Intanto, per due famiglie delle sei coinvolte nella tragedia, si conuma in queste ore il dolore più grande, misto alla consapevolezza dell'irrimediabile: Marco Fiori, 22 anni, e Nicolò De Peverelli, 20 anni, non ritorneranno mai più a casa.
Ben diverso il destino di Claudio G. e Walter A. entrambi fuori pericolo: il primo è stato operato per una serie di fratture, il secondo è già stato dimesso.
"L'abbiamo saputo dal web"
Il dolore più grande non ha bisogno di parole, ma spicca e s'impossessa anche delle frasi più comuni.
Maurizio Fiori lo sa bene, e la sua disperazione traspare limpida e prepotente pronunciando solo tre parole: «Sono il papà».
Il momento più duro per i Fiori è arrivato martedì 25 agosto, come una doccia gelata dal più impersonale dei mezzi: internet. Dal web hanno scoperto che il loro Marco era morto, in un incidente stradale, in Salento, dove era andato per passare alcuni giorni di vacanze ed era arrivato solo quattro giorni fa.
«Ditelo pure questo, che siamo venuti a sapere della morte di Marco da un sito web locale, come è possibile?», dice sconvolta la zia Manuela. Non c’è voglia di fare polemica, nè un bel modo per venire a sapere certe cose, ma resta l’amarezza di come una notizia così delicata non si sia diffusa prima ai diretti interessati.
Marco appena laureato in Economia e commercio, all’università Insubria di Varese, stava lavorando come cameriere al ristorante Vecchia Riva.
«Lo abbiamo saputo anche noi da internet, poi abbiamo provato a chiamare, e non rispondeva nessuno al suo telefono. Allora abbiamo capito che era vero, che Marco se ne era andato. Siamo sconvolti, era un bravo ragazzo serio e disponibile. Ci uniamo al dolore della famiglia e anche a quella di Nicolò», commenta il titolare del ristorante. Aveva solo 22 anni, Marco ma era già un uomo: responsabile, coltivava anche la passione per la pesca e aveva già conosciuto il suo amore più grande: sua figlia, che aveva compiuto un anno da poche settimane e ha già perso il suo papà.
Nicolò è morto: mamma Cleo chiusa nel suo dolore
Si era appena diplomato in ragioneria all’Isiss Daverio Casula di Varese, dove era stato anche rappresentante di istituto. Nicolò De Peverelli aveva 20 anni appena compiuti e la vacanza in Puglia, a Gallipoli, era il suo viaggio regalo premio per la maturità, prima di iniziare l’università. Si era iscritto alla facoltà di Economia e commercio. Ma il suo grande amore era lo sport: il football americano, a cui dedicava la maggior parte del suo tempo libero. Giocava da quattro anni nella squadra varesina dei Gorillas ed era una delle giovani promesse del football americano provinciale, sia grazie a fisico e altezza ma anche per lo spirito e il carattere e la determinazione che stavano emergendo.
Nicolò lascia la mamma Cleo, il papà e il fratello Mattia, oltre ai nonni e gli zii.
«Anche se non era mio nipote vero, era come se lo fosse. Lo conosco da quando era piccolo, l’ho visto crescere», racconta la vicina di casa di via Goldoni. «Quando sua madre Cleo mi ha chiamata dicendomi che Nicolò era morto, mi sono sentita male. Una tragedia, non ci sono altre parole».
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