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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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Uyba, finisce qui

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Uyba, finisce qui

Ai playoff ci va il pubblico di Busto. Non ci vanno, invece, la squadra, Mencarelli né l’Uyba 2.0 che ha iniziato il proprio percorso con uno storico record di sconfitte (quella di sabato 2 con Piacenza è la numero 15 in 24 partite) e con il mancato accesso alla post-season.

Un bilancio negativo per il club che ancora per una settimana è vice-campione d’Europa in carica.

Sgombriamo subito il campo: giusto così. Giusto che l’ottavo posto vada a Montichiari, che ha meritato non solo per quel punto in più in classifica: Busto non ha nulla a cui aggrapparsi e con cui giustificare il flop stagionale. Non c’è stata sfortuna nel cammino della Futura: semplicemente i valori sono questi e il lavoro di Mencarelli, che per due mesi (guarda caso i primi, quelli senza distrazioni) aveva fatto intravedere potenzialità e crescita, a un certo punto s’è fermato.

L’Uyba non ha fatto passi in avanti: ha vinto le partite contro le formazioni meno attrazzate ed ha perso con tutte le altre. Questione di qualità e di una costruzione di squadra fatta con un budget non infinito ma pure con qualche errore di valutazione che s’è rivelato fatale.

Il partito dei “senza Lowe questa squadra sarebbe retrocessa” ieri sera ha visto ingrossarsi le proprie file.

«La partita della vita», le farfalle l’hanno giocata senza l’animus pugnandiindispensabile per colmare il gap tecnico, netto, con Piacenza.

La squadra di Gaspari ha fatto il suo, ha giocato con tranquillità prendendo margine nel primo set, controllando il secondo nel quale Busto ha retto sparacchiando fuori con Rousseaux la palla del 24 pari ed ha chiuso senza patemi nel terzo senza colpo ferire.

Ci ha creduto più la gente che la squadra: dal PalaYamamay è uscito un pubblico rammaricato con questa consapevolezza e con gli occhi tristi.

Il popolo biancorosso, accorso in 4.300 per la partita della speranza, è innamorato ma immensamente deluso da questo epilogo da non aver neppure avuto la forza (e la voglia) di fischiare una prestazione vuota.

In altre occasioni c’era stato un sussulto, stavolta Busto ha accettato il verdetto di manifesta inferiorità nei confronti della Nordmeccanica e della fascia d’élite del campionato dalla quale la società modello dell’ultimo decennio esce.

Un passo indietro - anzi qualcuno in più visto che si scende dal Paradiso d’Europa toccato a Stettino al purgatorio di chi va in vacanza già ad inizio aprile - era stato messo in preventivo: il problema maggiore è stabilire quanto potenziale tecnico resta tra le mani per costruire il futuro. A nostro avviso, purtroppo, molto poco e tutto dipenderà dall’improbabile, se non quasi impossibile, conferma di Lowe.

Il futuro? Necessariamente è ripartire dal patrimonio di passione, la vera ricchezza che è tra le mani di una dirigenza che invece sa di avere allestito una squadra povera di qualità e di carattere come s’è visto anche nell’ultima giornata.

Come farlo? Da subito: con un atto di rispetto nei confronti dei tanti abbonati cui è stata venduta una partita, la prima dei playoff, che non ci sarà.

In secondo luogo, fatta salva la consapevolezza che questa società sta mantendendo fede agli impegni assunti e sta assicurando a Busto una presenza più che dignitosa nella massima serie in un panorama economico complicato, c’è da distinguere - in una piazza che ormai ha un passato e un vissuto importanti - tra esistenza e sopravvivenza. Una stagione senza Coppa Italia né playoff ci può stare: fondamentale è chiarire con quanto, come e con chi si vuole continuare.

L’assenza di Michele e Nadia Forte per la seconda settimana consecutiva, qualche interrogativo a questo punto lo solleva. In 4.300 attendono ora risposte.

 


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