«Quelle che ora utilizzate contro di me, erano solo parole dette al telefono. Cose in cui non credo, cose sbagliate, esagerate, cazzate». Presentatosi mercoledì 11 maggio dinanzi ai giudici del Tribunale del Riesame di Milano, assieme al suo difensore, l’avvocato Luca Bauccio, il 22enne marocchino di Brunello Abderrahamane Khachia ha negato con decisione di voler seguire le orme del fratello maggiore Oussama, il foreign fighter espulso dall’Italia (e anche dalla Svizzera) a seguito della sua adesione allo Stato Islamico e poi morto in Iraq alla fine del 2015, fra i miliziani del Califfato.
Abderrahamane, «dispiaciuto» per quanto accaduto, si è detto «estraneo» all’accusa di associazione finalizzata al terrorismo internazionale all’origine dell’arresto di un paio di settimane fa.
Di tutt’altro avviso il procuratore aggiunto di Milano Maurizio Romanelli, titolare del pool anti-terrorismo distrettuale, e i pm Francesco Cajani ed Enrico Pavone, secondo i quali, nei loro continui contatti, sia Khachia sia il connazionale Abderrahim Moutarrik, l’operaio in un’azienda del lecchese con la passione del kickboxing, immediatamente dopo la notizia della morte di Oussama, visto da entrambi come una sorta di “martire” di Daesh, «avrebbero manifestato la propria chiara volontà di aderire all’Isis per commettere atti terroristici.
Ampio servizio sulla Prealpina di giovedì 12 maggio.