«Il tema della prevedibilità del suicidio? Un argomento delicato e parecchio scivoloso. Da un punto di vista deontologico, almeno per quel che mi riguarda, quel medico non si è comportato in maniera corretta, prescrivendo così tanti farmaci per quella paziente che non sapeva nemmeno essere ricoverata in un centro residenziale riabilitativo di media assistenza. Ciò detto, è anche vero che non era la prima volta che le prescriveva quelle medicine e che non poteva sapere avrebbe fatto “merenda” imbottendosi di farmaci per uccidersi. Per questo, chiedo che l’imputato sia assolto perché il fatto non costituisce reato». Con queste argomentazioni, il sostituto procuratore generale di Milano Gianni Griguolo ha chiesto e ottenuto dai giudici della quinta Corte d’Appello il proscioglimento di M.A., il 58enne medico di famiglia con studio a Luino, finito sotto processo per omicidio colposo a seguito del suicidio di una sua paziente 42enne trovata senza vita la mattina del 4 giugno di tre anni fa all’interno del CRM di Luino, dove la donna si era trasferita volontariamente da qualche tempo sottoponendosi a terapia psichiatrica e farmacologica. In questo modo è stata ribaltata la sentenza di primo grado.
Ampio servizio sulla Prealpina di sabato 14 maggio.