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«Abate da punire: non ha indagato»

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«Abate da punire: non ha indagato»

Dopo i casi Lidia Macchie Giuseppe Uva si apre un altro fronte dal punto di vista disciplinare per Agostino Abate, fino al novembre scorso sostituto procuratore a Varese e oggi giudice civile al Tribunale di Como, in conseguenza di un trasferimento cautelare d’urgenza disposto dal Consiglio Superiore della Magistratura, sempre per motivi disciplinari. In questo caso a promuovere un’indagine della Procura Generale della Corte di Cassazione su Abate è stato il ministro della Giustizia Andrea Orlando. Il quale, sulla base dell’attività dei suoi ispettori, contesta all’ex pm, in parole povere, di non avere svolto indagini in relazione al “caso Polita”, ovvero all’inchiesta per vari reati legati a diversi fallimenti di società di quel gruppo, compresa la clinica La Quiete, che oggi vede davanti al gup gli imprenditori Sandro e Antonello Polita e altri nove imputati.

Indagini che non sarebbero state fatte nei confronti dei precedenti proprietari della Quiete, i Riva, e sulla realizzazione dell’Hotel di Capolago, anch’esso fino a qualche anno fa di proprietà dei Polita e finito dentro uno dei vari fallimenti che squassarono il gruppo.

A dare notizia dell’avvio dell’azione disciplinare nei confronti di Abate da parte del Guardasigilli è stato lo stesso Sandro Polita. Che per tramite dei suoi legali, il professor Valerio Onida e l’avvocato Ivano Chiesa, è venuto in possesso di varia documentazione fornita dal Csm e ha saputo in particolare, appunto, dell’iniziativa di Orlando e delle relative comunicazioni, che risalgono al gennaio di quest’anno. Facile comprendere perché Polita ritenga queste novità di fondamentale importanza per il suo destino processuale e per la sua teoria dell’inchiesta che non dovrebbe restare a Varese, perché sotto inchiesta da parte della Procura di Brescia (il 18 maggio la Cassazione si occuperà di una sua istanza di rimessione).

Polita ha infatti sempre sostenuto di essere stato vittima di una sorta di complotto e ha sempre lamentato il fatto che nessuna indagine fu aperta su chi possedeva la Quiete prima di lui, responsabile a suo dire di reati fiscali che già prima dell’acquisizione avrebbero messo in crisi i conti della società. Di qui la soddisfazione con cui l’imprenditore legge le parola del ministro Orlando, che contesta ad Abate di avere sostanzialmente ignorato «un’informativa di reato dell’Agenzia delle Entrate - direzione di generale di Varese» a carico dei Riva per reati fiscali, «con sottrazione all’Erario di un carico fiscale di euro 918.407 per ciascun contribuente». L’informativa fu allegata agli atti senza iscrizioni e senza approfondimento investigativo: di qui l’accusa disciplinare di aver disposto «l’archiviazione diretta delle notizie di reato».

Non si può dire oggi che i Riva fossero colpevoli, ma a pronunciarsi su una richiesta di archiviazione a seguito di approfondimenti doveva essere un giudice delle indagini preliminari.


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