I due appartamenti da 150 metri quadrati ciascuno, nei quali vivono venti richiedenti asilo in via Liguria a Castronno, sono da mesi al centro della preoccupazione degli altri condòmini, separati solo «da un vialetto d’ingresso comune», spiega Luca Monti, che si è fatto portavoce fin dal primo momento del disagio dei suoi vicini. Lui stesso, con il sindaco Luciano Grandi, ha incontrato all’inizio di aprile il prefetto Giorgio Zanzi, «per esprimergli la nostra contrarietà a questa difficile convivenza. E il prefetto ci aveva promesso la chiusura di questo centro, che noi chiamiamo “campo profughi residenziale”, non appena avesse avuto disponibilità di altri posti. Eppure, come apprendiamo dalla stampa, qualche decina di posti altrove c’è, anzi, si sta rapidamente esaurendo, ma i migranti restano qui, a Castronno, in quella che una volta era un’area residenziale e che adesso, soprattutto nelle ore di pranzo e cena, si trasforma in un chiassoso ristorante in cui volano pentole e padelle e il volume è al massimo. Del resto, come potrebbe essere altrimenti, vista la presenza di venti uomini?» Queste le parole usate dal Comitato Cittadini per rispondere ai sindaci di Comerio Silvio Aimetti e di Maccagno con Pino e Veddasca, Fabio Passera, che vogliono promuovere un progetto di Accoglienza Diffusa.
I cittadini di Castronno hanno raccontato quindi che cosa significa vivere a fianco a fianco con un folto gruppo di migranti, «visto che Aimetti e Passera intendono promuovere il loro progetto presso tutti gli altri sindaci della provincia».
E già è prevista la prossima mossa, per il 28 e il 29 maggio in varie zone di Castronno: la raccolta di firme «per invitare il prefetto a mantenere la promessa di spostare i migranti da qui».