Mychel Thompson ha scelto Varese per iniziare la sua carriera europea e ritagliarsi un ruolo da protagonista. Il 27enne giocatore nato a Los Angeles ma cittadino delle Bahamas, figlio e fratello d’arte (papà Mychal fu campione NBA con i Lakers di Magic e Kareem; Klay ha vinto i Mondiali 2014 a Madrid e le ultime finali Nba con Golden State) ha messo da parte il sogno Nba dopo quattro anni di D-League per mettersi alla prova del nostro campionato.
«Era un passo che ho sempre pensato di fare e credo fosse venuto il momento giusto per attraversare l’Atlantico. Per me sarà una bella opportunità: conosco tantissimi stranieri che hanno giocato in Italia e tutti mi hanno parlato bene di questa lega, anche mio padre si è raccomandato di farla e ho colto al volo l’occasione di Varese».
L’atleta del 1988 è tornato dunque in Italia, dov’era già stato a soli 3 anni a seguito del padre che aveva giocato a Caserta nel 1991/’92. «A quell’epoca ero piccolissimo, poi sono tornato ai tempi dell’Università di Pepperdine. L’impatto con i compagni e il coach è stato ottimo, il cibo è eccellente, l’organizzazione societaria perfetta. Stiamo lavorando molto forte al ritmo di due o tre allenamenti al giorno, ma mi sto divertendo e non vedo l’ora di iniziare a giocare».
Dunque Varese sarà la tappa d’esordio della carriera europea di Thompson che, dopo gli anni di D-League, tornerà a misurarsi con l’agonismo.
«Considero l’Openjobmetis come la situazione migliore per sbarcare in Europa. Per me è tutto nuovo, ma tanti di noi hanno alle spalle un’esperienza Ncaa, e ciò renderà più facile la transizione. Spero di fare la mia parte per disputare una stagione positiva a livello di squadra, sarà bello tornare a giocare in maniera competitiva con un pubblico caldo e appassionato che ho già conosciuto in occasione del raduno. Ancora non parlo italiano e non riesco a comunicare con i tifosi, ma ci hanno trattato benissimo e ho già capito che questa è una città di basket».
Nella sua “second life” europea Thompson potrà trovare la sua dimensione da protagonista senza più confronti con gli altri familiari più titolati.
«In realtà ci sono abituato. E, soprattutto, i geni sportivi della famiglia non sono soltanto quelli del basket: ho iniziato a giocare perché mi piaceva ma papà non ha forzato nessuno, tant’è che Trayce è un professionista del baseball (il terzo fratello gioca con i Chicago White Sox). Crescere in una famiglia di sportivi mi ha dato abitudini e mentalità necessarie per fare il professionista; ora voglio costruirmi la mia carriera, provando a fare del mio meglio per Varese. Le mie caratteristiche? Mi considero un giocatore versatile, in grado di fare tante cose al di là del tiro da fuori, e rendermi utile anche in difesa. Farò tutto quello che il coach mi chiederà: a me piace vincere e questo è il modo giusto di farlo».
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'Sono qui per vincere'
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