La ragazza che sussurra ai leoni. Si chiama Camilla Broggini, ha 22 anni e ha già accumulato tanta esperienza in Africa e a contatto con l’animale re della foresta, da potersi attribuire il mal d’Africa. Camilla è laureata in Scienze e tecnologie biologiche all’università dell’Insubria e la sua tesi è frutto di quasi quattro mesi trascorsi tra Zambia e Zimbabwe. Tra i leoni. Non quelli in cattività, ovviamente, ma quelli in un’area dove viene praticato il ripopolamento del principe dei felini. Camilla, grazie al supporto e alle attrezzature fornite dall’ateneo presieduto dal rettore Alberto Coen Porisini, ha condotto analisi genetiche sui leoni, prelevato il Dna e campioni biologici. Obiettivo: comprendere, tramite l’analisi del Dna, i livelli di parentela di alcuni esemplari, per evitare che nel piano di ripopolamento vi siano incroci tra animali consanguinei. «L’analisi genetica presenta un formidabile strumento per verificare l’effettiva relazione di parentela tra animali coinvolti in piani di ripopolamento e più in generale nella formulazione di strategie per la conservazione delle risorse naturali - dice Camilla, cercando di spiegare il lavoro svolto -. In questo caso, l’analisi genetica consente, in programmi di reintroduzione, di evitare l’incrocio tra consanguinei troppo stretti e pertanto i problemi di inbreeding ad esso relativi», dice la studiosa che si è laureata con il professor Giorgio Binelli (correlatrice Isabella Vanetti) con una tesi dal titolo “Analisi genetiche di leoni (Panthera leo) in parchi e riserve di Zambia e Zimbabwe).
Tra gli studi compiuti, quelli su quattro famiglie di leoni. «Si credeva che due leonesse fossero sorelle, ho esaminato il Dna mitocondriale ma non era così e da questa constatazione possono arrivare informazioni utili per il lavoro». Il lavoro è quello appunto di coordinare il ripopolamento della savana ed è condotto con un programma Alert al quale Camilla si è appoggiata per condurre le sue ricerche. «Ho inviato alla direttrice Jackie Abell la mia tesi e un articolo scientifico che verrà pubblicato dall’organizzazione internazionale». Camilla racconta di questa «passione smodata, da sempre», per i leoni e ha la speranza, ora, di potersi iscrivere a una laurea magistrale.
Possibile che si possa coccolare un cucciolo di leone come si farebbero le coccole al micio di casa?
«Certo, non è poi così difficile se si sta alle regole, perché quei leoni sono in parte cresciuti con i loro genitori umani, sono venuti a contatto con gli uomini e in più chi si avvicina a loro, viene istruito a dovere, compresa la sottoscritta», racconta la “scienziata”, figlia degli odontoiatri Patrizia Longoni e Massimo Broggini. E quali sono le regole da rispettare quando si è a spasso con i leoni?
«Avevo, avevamo tutti un bastone, non per difenderci, semplicemente per mantenere le distanze, diciamo così, se i cuccioli volevano giocare, perché viste loro dimensioni e il loro peso possono comunque fare male - continua la giovane -. E poi cammino sempre rispettando alcune regole, di solito io davanti e loro dietro ma se superano la fila, devo lasciarli passare subito, perché significa che in quel momento sono loro al comando».
I leoni, sono diminuiti negli anni del 40 per cento in tutta l’Africa e al momento si stima vi siano 30-35mila esemplari in tutto il continente nero.
«Mi piacerebbe davvero molto poter continuare gli studi sui leoni e tornare in Africa».
Mal d’Africa?
Forse. Di certo, Camilla ha coronato un sogno, facendo il suo dovere, il suo “lavoro”, studiando.
Con il ruggito nel cuore.