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Il parroco “sfratta” la banda

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Il parroco “sfratta” la banda

La banda di Castellanza è nella bufera: tutti lo sanno ma nessuno ne parla. È da mesi che si sussurra, non solo negli ambienti parrocchiali, che in seno al Corpo musicale Santa Cecilia dilaghino malumori per la decisione del parroco di trasferire la sede nell’oratorio di Castegnate: nessuno, però, ha mai voluto rendere pubblica la faccenda. Fino a questa settimana.

L’ex presidente Enrico Giudici ha preso il coraggio a due mani e, esasperato dal perdurante silenzio, ha accettato di raccontare l’accaduto: «Purtroppo, dopo cento anni, la sopravvivenza della banda è a rischio», afferma. «Il nuovo parroco ci ha chiesto di lasciare i locali che occupiamo dagli Anni ‘70 sotto il campanile di piazza Libertà: dal 31 luglio dovremo trasferirci all’oratorio. Possono chiamarlo tutti come vogliono, quelli coinvolti in questa storia, ma per me suona come uno sfratto».

Per questo Giudici ha deciso di dimettersi dal direttivo, comunicandolo attraverso un’accorata lettera indirizzata a don Walter Magni, a don Luigi Brazzelli, al presidente del corpo musicale Davide Tarlazzi, ai musicanti e ai consiglieri: «Apprendo che, da parte dei responsabili della comunità parrocchiale, è stato proposto o meglio imposto alla banda di trasferirsi in una nuova collocazione all’Oratorio San Giuseppe», si legge.

«Fin qui poco male, anche perché l’inserimento in un ambiente giovanile non può che essere positivo per un ente come il nostro che proprio fra i giovani trova linfa per la scuola di musica. Le condizioni di questo trasferimento appaiono però onerose, tanto da far temere molto seriamente per il futuro stesso della banda».

Secondo Giudici i costi che dovrà sostenere il sodalizio lo metterebbero a rischio chiusura: «Gli oneri incideranno sulla gestione corrente perché difficilmente potranno essere sostenuti dai modesti mezzi che la banda, non avendo entrate, deve reperire dai contributi di privati e aziende, oltre che dal sostegno del Comune per attività didattiche e musicali».

L’ex presidente non ha timore di parlare di «scarsa considerazione e aperta ostilità nei confronti di un’istituzione che, nel suo secolo e più di vita, tanto ha dato alla comunità».

Parla poi di una «mutazione dai contorni non ben definiti del corpo musicale, fondato nel 1904 dal compianto parroco don Luigi Testori».

Di qui la scelta di dimettersi in modo irrevocabile, «decisione sofferta e meditata, che mi sento costretto ad assumere anche per non sentirmi responsabile di scelte e iniziative che mi vedono del tutto estraneo». Interpellato per fornire la sua versione dei fatti, il parroco don Magni si riserva di rispondere più avanti.


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