Traffico di cuccioli dall’Est: lunedì 4 giugno il giudice ha condannato a sei mesi di reclusione, tremila euro di multa e alla confisca degli animali due slovacchi nei ruoli di legale rappresentante della società che commercializzava i quattro zampe e di dipendente dell’attività.
Le accuse erano di maltrattamento di animali, traffico illecito e falso.
Gli imputati dovranno inoltre versare una provvisionale di 5mila euro alla Lav e all’Anpana, associazioni che si sono costituite parti civili con il patrocinio degli avvocati Simona Aspesi e Jacopo Maria Guzzetti.
«Si tratta di una sentenza importantissima, non solo perché è un caso emblematico che contiene tutti gli elementi delle introduzioni illegali», fa notare Ilaria Innocenti della Lav.
Crudeltà a scopo di lucro
In altre parole i trentadue cagnolini che a maggio del 2011 vennero intercettati in una macchina dalle forze dell’ordine erano cuccioli strappati precocemente alla madre, non avevano il microchip, non avevano certificazione sanitaria e in compenso avevano passaporti con date di nascita fasulle, che indicavano un’età maggiore rispetto a quella reale.
I piccoli viaggiavano in un veicolo privo di areazione, stipati in gabbie anguste, al buio e al caldo.
I due trafficanti erano oltretutto commercianti occasionali eppure appartenevano a una società che avrebbe dovuto conoscere la normativa che regola le movimentazioni di animali all’interno dell’Unione Europea.
Bisogna ricordare che la spregevole tratta illegale di quattro zampe genera un business in tutta Europa di circa 300 milioni di euro all’anno.
Le statistiche segnalano un ingresso in Italia di almeno 8mila cuccioli, per un totale di 100mila all’anno.
«Il modo migliore e più efficace per fermare il malaffare e la sofferenza degli animali è scegliere di non sostenere la mercificazione della vita, optando sempre per l’adozione di un cane o di un gatto abbandonato», suggerisce Ilaria Innocenti.