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«Porte aperte ai profughi»

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«Porte aperte ai profughi»

«Siete disposti a ospitare i profughi?».

Suona più o meno così la domanda che la Caritas ha formulato alle 230 parrocchie della zona pastorale.

La richiesta di “aprire le porte” viene direttamente dalla Caritas ambrosiana, dall’arcivescovo Angelo Scola che sente l’urgenza di una risposta sul fronte dell’immigrazione. E dalle parrocchie e comunità è giunta la risposta: una quarantina potranno dare ospitalità ai migranti.

Di queste, otto parrocchie di Varese.

«Il sondaggio è soltanto il primo passo, anche perché dobbiamo valutare e capire se chi ha detto “sì” ha a disposizione spazi e alloggi o se invece ha una rete di volontari ed educatori da mettere a disposizione nella gestione concreta degli immigrati», dice Mario Salis, segretario della Caritas zonale di Varese e vicepresidente della cooperativa Intrecci che, sul territorio varesino e non solo, ha già accolto una quota dei profughi giunta nei mesi scorsi e affidati dalla Prefettura a enti e associazioni che hanno partecipato ai bandi per l’accoglienza.

Piccoli gruppi, gestione migliore

Il censimento appena terminato ha riguardato le parrocchie disposte ad aderire a un progetto di accoglienza diffusa, cioè in piccoli gruppi. Si tratta della possibilità di ospitare immigrati che hanno già alloggiato per qualche tempo nella provincia di Varese, e cioè nelle strutture di Venegono Superiore e Busto Arsizio, quei “centri collettivi” che ospitano profughi per un periodo massimo di sei mesi (20 a Busto, nella casa Onesimo e 17 a Venegono dai frati comboniani).

«Nei prossimi giorni andremo di persona dai sacerdoti, nelle comunità che si sono resi disponibili ad accogliere i migranti e valuteremo le strutture e la tipologia di contributo che potranno dare - dice Mario Salis -. Nella consapevolezza della difficoltà, sempre maggiore, nell’accoglienza dei migranti, dobbiamo poter contare su una mappa precisa delle possibilità collegate a Caritas e Chiesa per rispondere all’emergenza».

Tante comunità ma sono... poche

Già una trentina gli immigrati ospitati nelle parrocchie della zona, a Luvinate, Cassano Magnago, Cavaria e Oggiona. Per Varese città, la disponibilità delle otto parrocchie rappresenta dunque una novità e una svolta: finora il capoluogo ha ospitato profughi in piccoli gruppi, senza una regia della Caritas.

Discorso che vale però solo per i profughi appena arrivati, poiché esiste in realtà un circuito, quello dei cosiddetti Sprar, cioè il sistema di protezione richiedenti asilo che, sempre sotto l’egida di Caritas, riunisce circa 120 ospiti in alcune strutture a Caronno e Malnate ma anche nel capoluogo.

Le altre comunità pastorali che hanno manifestato la volontà di aprire le porte agli immigrati, sono sul territorio degli undici decanati della zona pastorale.

Nei giorni scorsi, l’ennesima ondata di immigrati sbarcati sulle coste meridionali della Penisola: tredicimila gli arrivi con sbarchi, nell’arco di quattro giorni. Come prevede la normativa, una quota degli immigrati è arrivata nella provincia di Varese dove il “tetto” dei posti disponibili è stato sforato da tempo. Circa milletrecentocinquanta i profughi ospitati. Il prefetto Giorgio Zanzi ha ricordato quanto la situazione sia difficile e la necessità di reperire al più presto strutture e spazi nuovi.

«Siamo con l’acqua alla gola», ha detto meno di una settimana fa.


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