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«Vi racconto il guerriero Parolo»

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«Vi racconto il guerriero Parolo»

Lo chiamano Grande Guerriero, è stata la rivelazione di Euro 2016 ed è spesso definito come «L’uomo invisibile a cui Antonio Conte ha dato fiducia»: è la storia di Marco Parolo.

Dai primi calci sui campi di Gallarate al calcio di rigore contro la Germania, un cerchio che non solo si chiude, ma si amplia.

«Si tende a parlare solo di chi ha sbagliato. Marco quel rigore lo ha segnato ed ero lì a fare il tifo per lui» - racconta con ancora il cuore pieno di orgoglio Daniele Parolo, papà di Marco e presidente della Scuola Calcio Marco Parolo Torino Club, nata lo scorso aprile: «Si tratta di un segnale di continuità. Marco non si è mai perso, è legato alle sue origini e ai suoi amici di sempre».

Ed è proprio sul rapporto con gli amici che nasce l’aneddoto dell’invisibile Parolo: «C’erano anche loro allo stadio Matmut Atlantique di Bordeaux, vestiti da Cugini di Campagna. Perché sono sempre stati così, seri ma nello stesso tempo capaci di divertirsi».

Il signor Parolo ha seguito dal vivo tre gare della Nazionale, dopo aver accolto con grande gioia l’arrivo della convocazione.

«La vera sorpresa è stata la partecipazione al Mondiale 2014. Per l’Europeo c’è stata continuità, non da sentirsi sicuri della chiamata, ma tranquilli. L’emozione è sempre grande».

Nel frattempo i “suoi ragazzi” come li chiama Marco hanno fatto il tifo per lui, come racconta il direttore sportivo del Torino Club, Secondina Sandri: «Alla prima partita ho preso la macchina con mio marito e sono andata a vederla allo stadio senza dire nulla a Marco. Non potevo mancare».

Per le successive invece ci si è trovati, se non di persona, in costante contatto telefonico: «Facevamo il tifo per l’Italia ma in realtà il sostegno più grande è stato per lui. C’è un legame forte che ci unisce».

Un legame che va sempre oltre ogni impegno, per essere davvero il punto di riferimento dei giovani calciatori del futuro.

«Vuole sempre essere informato su tutto. Lui si emoziona davvero ed è orgoglioso dei risultati ottenuti dai nostri gruppi. Me lo dice sempre di trasmettere la sua gioia ai ragazzi».

E quando l’orgoglio raggiunge l’apice, ecco arrivare un video messaggio, il giorno prima della grande sfida alla Germania.

«Era fiero delle vittorie al torneo di Besnate e ha voluto mandare un segnale in prima persona. Ci teneva: mi risponde ogni volta, non mi rimanda mai ad un altro momento».

E per questo non poteva mancare una delegazione della società anche a Malpensa per accogliere il ritorno dell’eroe in patria.

«Resta l’amaro in bocca perché questa squadra poteva davvero andare avanti. Mi sono ritrovata nelle prime file e lui si è accorto subito di noi, la sua delegazione-famiglia, pronta ad abbracciarlo». Nonostante i timori di Andrea Barzagli, almeno a Gallarate, questi azzurri non li dimenticherà nessuno, anzi: «Abbiamo visto un ragazzino umile, con mentalità e carattere arrivare a livelli altissimi. Questo è frutto degli insegnamenti genitoriali ed educativi che vogliamo mettere al centro del progetto della nostra società sportiva».


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