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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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«Decido pensando al Varese»

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«Decido pensando al Varese»

«Quando agisco e decido lo faccio pensando al bene del Varese».

Determinato, fermo, sereno. Paolo Basile, uomo di riferimento dello sponsor principale Gagà e uomo forte in società da quando l’azienda che opera nell’alta orologeria ha aumentato il gettito finanziario nella casse di piazzale De Gasperi, parla a ruota libera in coda a una decina di giorni cruciale, quella che ha ridisegnato la struttura societaria e che ha fatto decollare il mercato biancorosso
Il Varese ha attraversato momenti di caos. Il percorso estivo è stato complicato, in alcuni casi contraddittorio e incoerente. Ora la situazione si è delineata meglio, col riassetto societario, lo snellimento delle gerarchie e la costituzione concreta della squadra.
Direttore generale, da pochi giorni anche vicepresidente, Basile sta lavorando forte. Il punto della situazione?


«Negli ultimi giorni abbiamo realizzato operazioni di mercato rilevanti. Siamo soddisfatti. Anche quando era vivo il progetto Lega Pro abbiamo proseguito a lavorare pensando all’opzione D».


Già, il tentativo di acciuffare la Lega Pro tramite l’accordo col Bellinzago. Era davvero il caso?


«Direi di sì. Piero Galparoli ha individuato questa possibilità e a mio avviso è stato giusto percorrerla considerando l’unico vero fine: riportare in alto il Varese più in fretta possibile restituendogli ciò che aveva perso col crac della vecchia società».


Proprio Galparoli è uscito di scena lasciando ogni carica.
«Piero ha dato tantissimo al Varese, ha vissuto un anno a mille allora trascurando altri aspetti, come lui stesso ha dichiarato. Ci sta che si sia fermato».


Il suo progetto per il settore giovanile, tuttavia, non è stato accettato prima che decidesse di andarsene...
«Vero. Ma dopo un confronto sereno. Piero chiedeva l’utilizzo esclusivo di Varesello da parte del settore giovanile ma non lo abbiamo ritenuto fattibile: penso sia giusto che la prima squadra usufruisca del suo centro sportivo, senza girovagare per i campi della provincia. Detto ciò, anche le formazioni del vivaio potranno allenarsi lì».


Il tira e molla con Melosi non è stato un bello spot...
«A volere la conferma del mister sono stato inizialmente io: l’ho chiesta come condizione alla mia entrata in qualità di socio perché ritenevo che se la fosse meritata. Per il resto la dirigenza non era molto convinta, tanto è vero che aveva già parlato con Iacolino».


Poi, però, Melosi è stato esonerato...
«Sono subentrate divergenze sul mercato, si è aperta una crepa con parte della squadra, la perplessità del resto della dirigenza rimaneva. A quel punto ho ritenuto che fosse sbagliato partire in queste condizioni: ho preferito tagliare subito piuttosto che ritrovarci a dover effettuare un esonero dopo poche giornate. I meriti di Melosi, sia chiaro, rimangono intatti: ha lavorato molto bene».
Altra spina: gli addii di Marrazzo, Gheller e Capelloni. Come è andata?


«Personalmente li avrei tenuti: sono stati giocatori cruciali sul campo e nel gruppo. Però era anche giusto non stroncare le valutazioni dell’area tecnica: il rispetto dei ruoli e delle competenze è fondamentale se si vuole crescere come società».


Il divorzio da Scapini, il responsabile del vivaio?
«Nessuno ha fatto fuori nessuno. Ci ha presentato il suo progetto, lo abbiamo ritenuto non sostenibile e lui, legittimamente, ha scelto di andare alla Pro Patria che gli aveva fatto un’offerta allettante».


Gli eventi estivi hanno fatto sì che il terreno di Masnago si sia rovinato gravemente. Autocritica?


«Sì, doverosa. La buona intenzione era quella di far vivere lo stadio per tutta l’estate ma abbiamo sottovalutato le controindicazioni. Ora ci siamo attivati per rimediare: entro un mese e mezzo sarà a posto. Ci servirà d’esperienza».


Basile uomo forte?

«Sì, è aumentato il mio peso all’interno della società. Ma, credetemi, non ho manie di protagonismo: voglio e vogliamo lavorare tutti insieme per il bene del Varese. Anche facendo tesoro degli errori che possiamo aver compiuto. Peraltro in buona fede».


Progetti e obiettivi?


«Se ti chiami Varese, dalla serie B in su ti devi salvare, sotto si gioca per vincere».

 


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