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Autovelox, una storia infinita

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Autovelox, una storia infinita

Non riesce proprio a chiudersi quella triste parentesi dell’estate 2013, quando gli autovelox su via Adige e Via Giovanni XXIII multarono oltre tremila persone in pochi mesi, suscitando polemiche, valanghe di ricorsi, persino una class action e una manifestazione stile ultras sotto il palazzo comunale. Non si chiude perché il Comune non è intenzionato a farlo. Da giorni sta infatti arrivando nelle case di tante persone sanzionate ormai oltre due anni e mezzo fa un “avviso bonario per la mancata riscossione di somme dovute a titolo di sanzioni amministrative”. In pratica è una lettera spedita con posta prioritaria (nemmeno con raccomandata) attraverso cui la cui polizia locale «informa che agli atti di questo ufficio non risulta pagata la sanzione pecuniaria» e invita a porre rimedio versando oltre il doppio della contravvenzione per regolare la propria posizione entro il 31 ottobre «per evitare l’attivazione di processi esecutivi».
Non ci sarebbe nulla di male se il Comune stesse andando a pizzicare chi ha fatto il furbo e nel 2013 ha buttato il verbale nel cestino, rifiutandosi di pagare. Invece gli accertamenti arrivano anche a chi diligentemente ha regolarizzato la propria posizione. Una svista? Un errore? «A me pare che il Comune di Cardano stia provando a prendere dei soldi a chi li aveva già onestamente versati, facendo leva sul fatto che siamo tutti distratti e non possiamo tenere tutto da conto. Certo, per legge sarà anche una richiesta lecita ma a me sa tanto di una trappola verso le persone oneste». A dirlo è Marco Ardena, residente a Cardano. E lo sostiene perché a lui sono arrivati non uno bensì due solleciti di pagamento, a cui ha risposto per entrambi mandando via mail al comando le ricevute conservate («per fortuna») in fondo a un cassetto.
«Non so neanche io come ho fatto a trovarle. Ma mi chiedo: quanti, dopo due anni e mezzo, hanno ancora in giro la documentazione? E quanti saranno i poveracci costretti a pagare nuovamente? Qui siamo davvero fuori di testa».
In effetti non è proprio una questione da due soldi. Facciamo l’esempio di Ardena. Con il primo verbale fu sanzionato con 187,71 euro di multa il 18 aprile del 2013 perché viaggiava a 83 chilometri orari su via Giovanni XXIII. Sebbene abbia regolarmente pagato entro i canonici 60 giorni, due anni e mezzo dopo il Comune con un avviso bonario lo invita gentilmente a mostrare la ricevuta o, in caso contrario, a regolarizzare la propria posizione versando altri 356,71 euro. In pratica, se non avesse conservato la documentazione, avrebbe dovuto pagare due volte, per un totale di 544,42 euro. «Oltretutto – conclude il cardanese – per pagare usai il bollettino precompilato, con tanto di numero del verbale e tutte le altre informazioni a loro necessarie già prestampate. Come possono venirmi a dire ora, due anni e mezzo dopo, che al Comune non risultano i soldi e che non hanno la tracciabilità di due pagamenti effettivamente fatti? Come possono chiedere a un cittadino il doppio della sanzione già pagata quando l’errore lo hanno fatto loro?». Domande che si porrebbe chiunque.


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