Condannato a un anno e mezzo di reclusione per vilipendio del Capo dello Stato e del presidente del Consiglio dei ministri. I protagonisti della vicenda sono tre: Umberto Bossi, fondatore e per anni leader maximo della Lega Nord, l’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e l’ex premier Mario Monti. Il primo, durante un comizio a Bergamo, nel dicembre del 2011, insultò le due cariche dello Stato. I fatti incriminati sono stati, sostanzialmente, l’appellativo "terùn" rivolto a Napolitano e battute di natura sessuale riferite a Monti. Il video del comizio era stato trasmesso poi in televisione e diffuso su Youtube. Di qui, un centinaio di cittadini, da varie zone d’Italia, avevano presentato denuncia contro il senatùr. E il processo, dinanzi al Tribunale di Bergamo, si è chiuso ora con la sentenza di condanna: un anno e mezzo. E il verdetto ha scatenato le ire dei leghisti. Anche a Varese. Soprattutto a Varese. Il sindaco Attilio Fontana, di professione avvocato penalista, si dichiara «molto perplesso». «In questo paese ci sono diffamazioni di serie A e di serie B: se vengono perpetrate ai danni di esponenti di certe parti politiche, è tutto consentito, si può insultare. Se invece le stesse affermazioni o comunque dello stesso peso riguardano altre persone, di altre parti politiche, arriva la bastonata». «Il problema più generale - spiega il primo cittadino leghista di Varese - è che in Italia comincia a svanire la possibilità di esprimere il dissenso. E questo per affermare, imporre, il principio del pensiero unico». Fontana fa l’esempio di Anci (Associazione nazionale Comuni d’Italia), di cui è stato presidente della Lombardia: «Una volta criticavamo, con prese di posizione, manifestazioni e iniziative varie, gli errori del governo, anche se era del nostro fronte politico. Io sono sceso in piazza, da organizzare, di una protesta contro il nostro ministro Tremonti. Adesso no, il governo di centrosinistra non può essere oggetto di polemiche. E quindi l’Anci tace, non difende i Comuni».
Sulla stessa lunghezza d’onda il segretario provinciale del Carroccio, Matteo Bianchi: «E’ scandalosa la condanna di Bossi a un anno e mezzo quando le strade sono piene di spacciatori e stupratori. E’ scandaloso che venga punito il diritto di espressione sulla base di una norma che risale al codice Rocco. E aggiungo che è scandalosa la severità con cui è stato giudicato Umberto Bossi». Bianchi annuncia quindi che il caso del senatùr verrà evidenziato domenica in occasione del terzo giorno, quello clou, della festa della Lega a Varese, alla presenza di Matteo Salvini. Striscioni? Più probabile che dal palco verrà portata solidarietà a Bossi e saranno esternate dure critiche all’«inquisizione» del diritto di pensiero.
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Senatùr, l'ira della Lega
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