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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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Profughi, due anni d'attesa

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Profughi, due anni d

Due anni ancora, anzi almeno due anni (ma forse più) di convivenza forzata con i bustesi per i quasi 120 profughi che ormai dall’agosto 2014 popolano la palazzina ex Enel di via dei Mille, trasformata in centro di accoglienza.
Anche se nessuno lo dice ufficialmente, ormai è chiaro che è questo il tempo minimo necessario per completare la valutazione delle richieste di asilo presentate dagli inquilini accolti in città e gestiti dalla cooperativa di Katiusha Balansino, quindi per liberare i locali. D’altronde, nella schiera di africani che sono stati destinati al centro ricavato nella vecchia sede del cral Enel, ce ne sono alcuni che si sono visti fissare l’udienza davanti alla commissione giudicante nell’ottobre del 2016, cioè fra più di dodici mesi, chiaramente con la possibilità di ricorrere poi al tribunale ordinario (che mediamente dà una risposta non prima di un anno dopo il deposito dell’istanza) nei numerosissimi casi in cui la condizione di rifugiato non venisse riconosciuta.
Insomma, nessuna novità per la vicenda che ormai da mesi suscita polemiche e riflessioni. E anche all’interno della struttura ci si sta organizzando per cercare di rendere la presenza sempre più confortevole agli extracomunitari, a cominciare dal fatto che i titolari della cooperativa hanno proceduto all’acquisto di tutti gli appartamenti presenti nell’edificio. Anzi, ne manca uno, che era abitato da una famiglia italiana la quale, contrariata da questa invasione inattesa, ha anche aperto un contenzioso cercando di tutelare le proprie ragioni di fronte all’anomalia (forse unica in Italia) di un punto di alloggio per i rifugiati in coabitazione con dei cittadini.
In ogni caso il fatto di aver comprato ulteriori spazi servirà - oltre che come investimento immobiliare in proiezione futura, quando l’ospitalità finirà (magari perché finiranno i soldi per tenerla in vita), attualmente esso dovrebbe servire unicamente a dislocare meglio i servizi a supporto. Al massimo a redistribuire gli attuali inquilini in maniera più spaziosa, perché comunque le intese fra Comune e prefettura avrebbero fatto decidere che non ci saranno nuovi innesti in questo luogo.


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