Che la situazione delle Province fosse difficile lo si sapeva. Ma che fosse addirittura drammatica no. Eppure è ciò che emerge da una relazione dell’Upi, l’Unione delle Province italiane che traccia la situazione della riforma Delrio. Dal documento pubblicato nei giorni scorsi lo scenario è nero. E non si tratta soltanto dell’esistenza della macchina provinciale, ma di servizi che toccano i bisogni fondamentali dei cittadini. Per il 2016 i rischi sono di non avere risorse per «il riscaldamento e la manutenzione delle scuole superiori nell’inverno e per la manutenzione delle strade e lo sgombero neve». E poi ci potrebbe essere un «progressivo abbandono dei servizi di controllo e della tutela ambientale» senza poter più «garantire gli stipendi ai dipendenti e il pagamento dei fornitori», si legge.
I primi contraccolpi si sono già sentiti in questi mesi con la prossima chiusura della Polizia provinciale, il taglio ai contributi di alcune manifestazioni e gli allarmi lanciati dagli amministratori in carica, che si stanno spaccando la testa per tenere in piedi la baracca a cui da Roma stanno sfilando le fondamenta. Secondo Upi, già nel 2015, mentre con qualche equilibrismo si riuscirà a far quadrare i conti per quanto concerne le funzioni fondamentali, «mancherebbe 1 miliardo di euro per gli altri servizi, come i centri per l’impiego».
E così, per chiudere in equilibrio i bilanci 2015, dal dossier emerge come sia necessario che il Parlamento preveda una decina di misure per poter andare avanti. Invece per ora la Legge di Stabilità prevede altri tagli pari a 2 miliardi nel 2016 e 3 miliardi nel 2017.
Infine la grana del personale: «La Legge Delrio – si legge ancora nella relazione - disciplina il passaggio del personale insieme alle funzioni riordinate. La legge di Stabilità 2015 impone alle Province il taglio del 50% della spesa del personale dal 1 gennaio 2015. Entro il 2017 il 50% del personale delle Province, circa 20.000 dipendenti, deve essere ricollocato in Stato, Regioni e Comuni. Ad oggi però nessuno di essi è stato ricollocato». Morale: «I sindaci e gli amministratori, per la loro responsabilità, hanno assicurato finora tutti i servizi. Essi sono gli unici impegnati nella riforma, sopperendo ai ritardi dello Stato centrale e delle Regioni». Fino a quando?
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Province al collasso
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