A Sofia con la spinta calda e forte di Busto Arsizio che in due giorni ha regalato un tifo e una passione agli azzurri difficilmente ritrovabile in altri palazzetti d’Italia.
In semifinale per affrontare la sorprendente Slovenia di Andrea Giani con la carica di una vittoria netta sulla Russia fatta di organizzazione e di qualità ma anche di quel carattere e di quella voglia di stupire e di vincere che questa squadra ha trovato.
Il cupolone del “pala” ha vibrato per la Nazionale di Blengini che ha regalato e s’è regalata una serata di grande pallavolo e di enormi emozioni. Un 3-0 giusto, netto, che ha premiato la formazione più forte ma anche le individualità migliori.
La Russia ci ha provato ma è stata lentamente e costantemente messa fuori dalla partita da un sestetto, quello azzurro, che ha trovato protagonisti nuovi in ogni fase, a cominciare dall’avvio.
La difesa e il servizio le basi solide sulle quali il c.t. ha costruito la partita perfetta, la continuità il segreto della vittoria contro il gigante Muserskiy ammansito e irretito fino a farlo sbagliare.
IL NUOVO MANTRA
L’Italia è stata intensa sin dal primo set che, sotto la spinta dei quasi cinquemila, ha giocato con un’attenzione che finora non s’era vista nell’Europeo. È stato il folletto Colaci a dare il segnale difendendo tutto ai “martelli” russi: una partenza lanciatissima quella del libero che s’è portato dietro tutta la squadra, la quale ha tenuto gli avversari a un improbabile 29% in attacco trattandosi della Russia, scardinata poi in ricezione da Juantorena fino alla pesantissima ipoteca del 21-11. E là dove impera lo “Yama let’s go”, il nuovo mantra è diventato l’ossessivo “picchia Osmany, picchia Osmany” che ha contagiato tutto il pubblico nell’accompagnare i turni di battuta dell’hombre.
ARRIVA LO ZAR
E Zaytsev? Il sussulto dello Zar arriva nella prima parte del secondo parziale, quando c’è da fare a spallate e il “crestato” idolo delle ragazzine si scatena. Nel primo set è stato ai margini, ma quando decide si prende la scena: in battuta con due bordate imprendibili, in attacco concretizzando quel che una bella Italia in seconda linea mette nelle mani di Giannelli.
Azzurra va: 8-6, 16-12, 21-15, sgretolando punto dopo punto le certezze della squadra di Alekno. L’83% in attacco dell’opposto della Dinamo Mosca, porta gli azzurri al 75% di positività di squadra, consolidato dalla qualità di Lanza che trasforma quel che gli arriva sotto forma di palloni “spazzatura” in punti che valgono il 2-0.
Quando Alekno mischia le carte nel tentativo di scuotere i suoi e si affida alla regia del più esperto Grankin al posto di Kovalev, Giannelli risponde da par suo regalando tocchi di qualità ma, soprattutto, non perdendo mai il controllo della situazione.
Il contrario di quel che avviene dall’altra parte della rete: i russi perdono pazienza e misura (se mai l’hanno avuta in questa partita...) e per l’Italia il momento del check-in direzione Sofia s’è sempre più avvvicinato. Il 18-11 della frazione conclusiva il picco massimo di un set controllato ma non dominato. Col brivido del 21-18, con la Russia in rimonta ma rispedita indietro da Zaytsev e da un “mani e fuori” di Lanza che hanno fatto esplodere le tribune e perdere il controllo anche al misurato Blengini.
L’Italia fa festa con Busto Arsizio e si porta in Bulgaria il ricordo di una incandescende e memorabile serata nel teatro del volley.
↧
Busto spinge Azzurra a Sofia
↧