Galeotto fu lo spettacolo. E chi lo interpreta. Se Debora Caprioglio è una crocerossina che ufficialmente presta servizio di soccorso durante la guerra ma che in realtà svolge il mestiere più antico del mondo, quello della prostituta, ergo tutte le infermiere volontarie sono come lei, all’insegna del celebre detto: «Così fan tutte». Invece no, le crocerossine, quelle vere, si arrabbiano: «Sebbene da sempre rispetti la sensibilità dell’arte e di chi l’esprime, mi trovo altresì costretta a chiedere di verificare se certe dichiarazioni e affermazioni che assimilerebbero le crocerossine a prostitute siano di reale necessità. Perché di reale non c’è proprio nulla». A scrivere è l’ispettrice nazionale Monica Dialuce Gambino. Da Roma, dalla sede centrale del corpo delle infermiere volontarie della Cri, in via Toscana, fa partire una missiva che viene indirizzata innanzitutto al regista dello spettacolo andato in scena sabato sera al teatro Sociale, cioè a Edoardo Sylos Labini, ma che arriva anche agli alpini, al dipartimento della Difesa, ai vertici della Croce Rossa e pure al sindaco Gigi Farioli che la commedia con la procace Debora l’ha vista in prima fila.
Apriti cielo. Uno spettacolo nato proprio per ricordare il centenario dell’entrata dell’Italia nel conflitto, ispirandosi a La Grande Guerra di Mario Monicelli su drammaturgia del bustocco Angelo Crespi, diventa un caso perché «alcuni riferimenti alle crocerossine - spiega ancora l’ispettrice nazionale - non sono stati graditi dalle infermiere volontarie presenti». Ma è tutta una finzione scenica, questo è chiaro. «Mi spiace che alcune infermiere volontarie presenti a Busto in teatro non abbiano minimamente capito il senso del nostro spettacolo», replica il regista. «Mi chiedo come sia possibile - continua Edoardo Sylos Labini - non capire il contesto e fraintendere il testo. Forse perché le infermiere volontarie sono uscite dalla sala a fine primo atto senza vedere il secondo e senza capire il senso dello spettacolo, che porta il patrocinio del ministero della Difesa».
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