ARRIVEDERCI EXPO - Ventun milioni e rotti di visitatori (quasi un quarto stranieri) un’organizzazione che, dimenticati gli affanni dei mesi precedenti l’inaugurazione e il grave ritardo nell’allestimento del sito, ha saputo conquistare il pubblico grazie a un tema “importante” e a migliaia di attrazioni popolari in grado di attirare ogni fascia di pubblico. Ora un nuovo interrogativo si pone sul futuro dell’area dove tra poche ore entreranno in azione le ruspe e i tir dei traslocatori ma che, una volta svuotata del “meraviglioso carrozzone” che per 184 giorni ha rappresentato una vera e propria città-mondo pulsante di vita propria, Milano ha il dovere morale di sfruttare (far “fruttare”) senza vanificare un patrimonio di strutture e di idee che, al saldo delle pastoie burocratiche e delle classiche lungaggini all’italiana, può e deve continuare a vivere. Concetto ribadito dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, intervistato nel corso della giornata: "Peccato che sia l’ultimo giorno, ma noi siamo già sintonizzati su domenica, lunedì, su quello che succederà da adesso in avanti e sulla responsabilità di portare avanti l'enormità del lavoro che abbiamo seminato in questi mesi".
L’ULTIMO GIORNO - Prima della maestosa cerimonia di chiusura, con il discorso finale affidato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e il passaggio di testimone alle future edizioni (Astana 2017 e Dubai 2020), la giornata di sabato 31 è vissuta nel consueto scenario di code, entusiasmo, selfie e scatti frenetici con smartphone e tablet, acquisti dell’ultima ora (con piacevole corollario di “saldi” decisi dagli espositori che hanno praticato consistenti sconti dell’ultima ora su ogni genere di merce, anche alimentari) e, perché no, lamentele di chi si è sobbarcato ore e ore di attesa per accedere ai padiglioni più “gettonati”: otto per il Giappone, tre per Angola e Germania, tre abbondanti per l’Italia. L’enorme “macchina mediatica” ha unito persone provenienti da tutto il mondo creando un meraviglioso patchwork di colori, profumi, sensazioni tattili e sapori. Con i cannoli siciliani a due passi dal riso del Laos, la fragranza della birra a fare l’occhiolino a spezie e datteri del Medio Oriente, manufatti di pelli animali provenienti dall’Africa insieme ai gioielli tecnologici del Giappone. Una “sbornia” di emozioni e di contatti tra mondi diversi e apparentemente incompatibili che è stato molto di più che un surrogato di viaggio intorno al mondo, ben rappresentato dai volontari e dai componenti delle più di cento delegazioni internazionali che in questi sei mesi si sono avvicinati, hanno vissuto gomito a gomito e hanno creato una sorta di “popolo di Expo”.
I PREMI - Nella giornata di venerdì 30 erano stati assegnati gli Oscar di Expo 2015: Montenegro, Austria, Santa Sede, Giappone, Germania, Francia i padiglioni premiati dal Bureau International des Exposition come i più belli. Come accade da Londra 1851, gli sforzi dei partecipanti trovano un riconoscimento sulla base di tre categorie: architettura e paesaggio, progetto espositivo, sviluppo del tema. A Milano tutto si è moltiplicato per ordini di grandezza: cluster, padiglioni sotto i 2mila metri quadrati, padiglioni sopra i 2mila metri. Gli ori sono andati a Francia e Regno Unito per l’architettura, Giappone e Austria per il progetto espositivo, Germania e Santa Sede per lo sviluppo del tema. Per quanto riguarda i cluster oro a Montenegro «per i valori didattici» e all’Algeria «per la combinazione di elementi tradizionali e informazioni sulle varietà agricole del Paese». Sabato 31 un premio è andato anche al cluster “BioMediterraneo”, si tratta di Class Expo Pavilion Heritage Awards, destinato ai padiglioni e protagonisti di Expo che hanno saputo meglio interpretare e comunicare il tema dell’Esposizione Universale, lasciando così la migliore eredità per le nuove generazioni, in termini di impatto, interesse, cambiamenti delle abitudini di consumo e rispetto per quanto il pianeta produce, sul tema Nutrire il Pianeta Energia per la Vita. Il Bie ha anche assegnato le medaglie per le istituzioni: oro al Governo italiano, alla Società Expo, a Regione Lombardia, al Comune di Milano, a Padiglione Italia, al Comitato direttivo del collegio dei commissari generali e al progetto Women for Expo. Commosso il commissario unico Giuseppe Sala, rivivendo le fasi di questa avventura: «Expo è stata la nostra casa, un piccolo grande mondo nel centro d’Europa. Abbiamo accolto oltre 20 milioni di visitatori, più di 60 capi di Stato, 200 ministri e moltissime autorità. Il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” ha consentito riflessioni importanti per affrontare le sfide legate all’alimentazione. Sono state proposte soluzioni innovative, buone pratiche, start-up e progetti importanti: questa è l’eredità della quale dobbiamo essere più orgogliosi».
CHIUSURA - La cerimonia finale, preceduta dalla chiusura dei cancelli al pubblico (annunciata per le 17 ma di fatto ritardata di quasi mezz’ora) si è aperta con un messaggio registrato dal presidente del Parlamento europeo Martin Schulz, che si è congratulato con toni entusiastici con Milano e l’Italia. Dopo l’inno d’Italia e un video rievocativo dei sei mesi di Esposizione, la parola è andata ai vari relatori, preceduti da una breve presentazione da parte di Cristina Parodi. Per primo il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che ha sottolineato l’orgoglio (“e un po’ di malinconia per la fine di questa bella esperienza”) per quanto fatto dall’Italia. Quindi Roberto Maroni, entusiastico nel ringraziamento a tutti coloro che hanno lavorato per quest’impresa e ottimista nella promessa di un impegno rinnovato, fin da domani, per dare a queste aree un futuro degno dell’Expo 2015. Poi gli interventi del commissario del padiglione Italia Diana Bracco e Vicente Loscertales (segretario generale del Bie). Il ministro Martina ha esordito con "Missione conclusa", ringraziando tutti coloro che hanno collaborato in questi anni "con fatica, passione e dando sempre il massimo con generosità e professionalità". Molto applaudito l'intervento di Giuseppe Sala, il commissario di un evento che, dopo le enormi difficoltà del passato, ha saputo ribaltare completamente i nefasti presagi della vigilia per trasformarli in trionfo personale e del "sistema Expo" tanto da essere diventato, oggi, un più che credibile candidato alla carica di sindaco di Milano: "Un'ora fa l'ultimo visitatore ha varcato i cancelli di Expo 2015 - ha detto - Posso annunciare ufficialmente che sono stati oltre 5 milioni solo ad ottobre, oltre 21 in totale". E poi i ringraziamenti "alla mia gente", alle forze dell'ordine, a chiunque sia stato coinvolto nell'avventura. "Il maggior successo dell'Expo - ha detto quindi Sergio Mattarella - e dunque il suo lascito, sta nell'aver valorizzato il cibo come lingua comune tra i popoli. Nutrire il pianeta senza escludere nessuno è possibile, eliminare la fame è possibile, e rappresenta un elemento basilare nella ricerca della pace". Al termine del discorso, il Presidente ha pronunciato la formula di rito: "Dichiaro ufficialmente chiusa l'Esposizione universale Milano 2015".
Poi sul palco è arrivata Antonella Ruggiero che - accompagnata dai cori - ha intonato "Nel blu dipinto di blu" mentre nell'area esplodevano i mille colori dei giochi pirotecnici.
I COMMENTI - Matteo Renzi, mattatore il primo maggio, chiama il commissario Giuseppe Sala e gli fa i complimenti. Da Roma, il ministro dell’Interno Angelino Alfano dichiara “L’Italia ce la fa. Ha perso chi non ci ha creduto». Eppure, i Cinque Stelle non demordono: anche di fronte a 21,5 milioni di visitatori (6,5 stranieri), anche con l’88 per cento degli italiani venuti a Rho più che soddifatti, continuano a dire che non è un successo.
«Per sei mesi non si è potuto nominare il “verbo” Expo senza essere calunniati come gufi - tuona il gruppo consigliare lombardo - La realtà è che chi governa sta cercando di salvare il bilancio di un evento impattante con la foglia di fico del numero di visitatori. C'è un altro bilancio che il partito dei biglietti nasconde e che va affiancato alla narrazione trionfale». Il movimento contesta «una macchina di controlli dai costi spropositati, non ripetibile per altri eventi». Ritiene che nemmeno i contenuti siano stati veramente declinati in maniera efficace e parlano di bilancio economico per Expo SpA tutto da verificare, visto che ha assorbito un investimento di 18 miliardi di euro pubblici».
Il M5S resta l’unica voce fuori dal coro. Secondo il sondaggio di Coldiretti, i visitatori italiani hanno speso complessivamente 2,3 miliardi.
«Si è trattato - sottolinea Coldiretti - di un risultato da record per presenze, grado di apprezzamento e risultati per il Paese con 300 visite istituzionali, la presenza di 60 capi di Stato o di Governo e ventimila impiegati e volontari addetti al sito animato da 140 Stati partecipanti, dei quali 54 con padiglioni propri oltre 70 nei nove cluster, ma anche tre organizzazioni internazionali. Per tre italiani su quattro (74 per cento) l’esperienza può essere considerata un successo del Paese, solo il 7 per cento la ritiene un insuccesso. E le lunghe code?
«Sono indicate nel 73 per cento dei casi come aspetto negativo, ma danno in realtà la dimensione del successo. La maggiore criticità segnalata è l’eccesso di virtualità indicato dal 34 per cento dei visitatori, mentre per il 17 per cento è la presenza di poche aree di sosta per riposare gratuitamente, ma nel complesso il giudizio è lusinghiero».
Ora la palla passa ad Astana (Kazakhistan) per l’Esposizione Internazionale del 2017.
Intanto, l’Italia si gode i suoi record: due milioni di visitatori alla mostra di Palazzo Italia, apprezzamenti internazionali, riscontri positivi sul piano della solidarietà (riscontri positivi per Caritas e le sue proposte, aiuti ai terremotati del Nepal e 150mila euro raccolti per la carità del papa nello spazio della Santa Sede). Ultima buona notizia quella per il carcere di Bollate: il cluster del cacao con Eurochocolate ha donato un interno bancale di cioccolato ai detenuti, parte dei quali hanno lavorato in Expo come volontari.
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