Il silenzio del Tribunale del Riesame, a cinque giorni esatti dall’udienza nel corso della quale l’avvocato Roberto Lassini aveva sollecitato la scarcerazione di Mario Mantovani, non lasciava presagire niente di buono. La sensazione era esatta. Perché il dispositivo depositato mercoledì dai giudici del Riesame non ha cambiato lo status cautelare dell’ex assessore regionale e sindaco di Arconate. Mantovani, finito in manette il 13 ottobre scorso per concussione, corruzione e turbativa d’asta, dovrà rimanere in carcere, nella cella 117, terzo raggio, di San Vittore «assieme ad alcuni ergastolani», per dirla come Mantovani. Un dettaglio contenuto nella lettera indirizzata dal fedelissimo berlusconiano ai giudici del Riesame e resa pubblica dal suo difensore. Dietro la missiva,la volontà esplicita di difendersi a tutto a campo perché, parole sue, «l’immagine che emerge dalle 500 pagine della richiesta cautelare del pm circa le accuse che mi vengono rivolte non è la mia, non sono io». Nella sua lettera, l’ex sindaco di Arconate anticipa anche un’azione legale: «Solo un pagliaccio come Maurizio Crozza può dire pensando di fare umorismo che “Mantovani ha fatto la grana con i nefropatici”. Naturalmente sarà querelato».
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