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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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Addio Diva, Varese sotto choc

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Incidente mortale  in cima all’Alpe Sattal, sopra Alagna Valsesia (Vercelli). Divina Fabulich, varesina di 78 anni, in gita con una comitiva di escursionisti, ha perso l’equilibrio ed è caduta in fondo a un canalone, morendo per le numerose ferite. L’incidente è avvenuto sotto gli occhi degli amici, che hanno chiamato i soccorsi; sul posto è intervenuto l’elisoccorso del 118, la Guardia di finanza di Riva Valdobbia e i carabinieri di Alagna, che hanno recuperato il corpo dell’anziana.

Il ciuffo bianco di Diva non ondeggerà più nelle strade del centro. La donna se n’è andata sotto gli occhi degli amici più cari. Una scivolata improvvisa a duemila metri. Divina Fabulich, varesina molto conosciuta,  è morta ieri in Valsesia. Un incidente tanto banale quanto tragico, una scivolata forse sull’erba bagnata, il corpo che ruzzola. Impossibile fermarsi, impossibile essere fermati.
L’amica che si trova con lei si mette a urlare: «L’ho vista ruzzolare giù - racconta poi - è stato orribile». Avevano fatto quattro passi in più  del resto della comitiva ed erano salite sopra il rifugio, non c’era modo di “tenere ferma” Diva. L’amica Annalisa Talamona  l’ha visto precipitare sotto i suoi occhi, il resto della comitiva era a poche centinaia di metri più sotto, vicino al rifugio. Dramma. Allarme. Nel vedere l’amica sparire improvvisamente Annalisa accusa un malore. Nel frattempo vengono allertati  i soccorsi.  Ma purtroppo è tutto inutile per Diva. Gli amici la piangono, la notizia della tragedia rimbalza a Varese. Un messaggio: «Non abbiamo la forza di parlare»,   e il commento di quanto avvenuto che viene affidato alle  pietose parole di un altro amico della donna scomparsa.
Divina, da tutti conosciuta come Diva, non era giovane, aveva 78 anni. Un fisico curato e un aspetto da dama elegante, chiunque non le avrebbe dato più di 60 anni. E difficile è non ricordarla, nel centro città - abitava in via  Marzorati -, in giro con la sua bicicletta, lungo via Crispi, o comunque in centro, a fare la spesa, a incontrare gli amici.
 Una gioventù dell’animo e del corpo per dire che l’incidente avvenuto ad Alagna,  sul quale indagano i carabinieri, non ha portato via una donna  non allenata,  non ha stroncato una “anziana” che avrebbe potuto scivolare senza avere reazioni pronte, immediate.
La tragedia  si è consumata durante una gita con altri quattro varesini, tutti conosciutissimi,  che avevano scelto di fare una passeggiata insieme, in una giornata  quasi primaverile e non da primi di novembre.  Un gruppo di amici che spesso affronta insieme qualche giro per le  montagne della Lombardia e del Piemonte.
Diva, soltanto settantadue ore fa, era salita al Forte d’Orino con un compagno di passeggiate, ben più giovane di lei, che ora dice «mi ha dato del filo a torcere, ero io a rimanere indietro. L’ho sentita anche ieri per un saluto, era in formissima, non posso ancora credere che non ci sia più». 
Signora elegante nei modi e nello spirito, una grande cultura, viveva per la famiglia che aveva costruito con l’adorato marito, scomparso troppo presto.  Rimasta vedova  molti anni fa dell’imprenditore Parodi, ha cresciuto praticamente da sola i suoi tre figli (una femmina e due maschi). Viveva per i suoi “ragazzi” e per i nipotini che le avevano regalato. Negli anni aveva intessuto una fitta rete di amicizie, come quella con la psichiatra Patrizia Bonacina.
«Una bella persona squisita, disponibile, altruista - racconta quest’ultima - con la quale era un piacere chiacchierare e passeggiare. Anche io ricordo grandi camminate insieme a Divina».
La si poteva incontrare nei supermercati di Masnago, sempre di corsa, sempre  con il cestello sotto il braccio. La si poteva incontrare mentre  sfrecciava per via Crispi e via Sanvito in bici: una presenza così sorridente e discreta, simbolo di una certa varesinità, che è stata anche immortalata nelle foto di Carlo Meazza, nel libro di Daniele Zanzi e Meazza “Alberi a Varese”.
Il corpo di Divina è stato trasportato  all’ospedale di Vercelli,  dove si è svolto il triste rito del riconoscimento.
Altro servizio sulla Prealpina in edicola sabato 7 novembre


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