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Channel: La Prealpina - Quotidiano storico di Varese, Altomilanese e Vco.
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Scoperto uno «zoo lager»

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Scoperto uno «zoo lager»

Tutto è cominciato da una denuncia ai carabinieri di Mornago da parte di un veterinario di Travedona Monate, i primi giorni di ottobre. Il professionista raccontava di aver saputo da un collega che il timbro che indicava il suo nome e l’attività veniva utilizzato abusivamente da una persona di Rancio Valcuvia, che quindi si spacciava per iscritto all’albo. I militari hanno cominciato ad indagare ed è emersa una triste pagina di maltrattamento di animali (in alcuni casi fino alla morte), di detenzione di specie protette, per finire con l’esercizio abusivo della professione veterinaria.

Lunedì, con il coordinamento della dottoressa Sara Arduini della Procura della Repubblica di Varese, è scattata prima dell’alba la perquisizione in una grande abitazione con giardino a Rancio Valcuvia, e due persone sono state denunciate, un uomo di 38 anni e la moglie di 42. Lunga la lista di reati a loro carico; oltre alle accuse di cui si diceva, dovranno rispondere di contraffazione e uso di strumenti destinati a pubblica autenticazione (il timbro che indicava il nome dell’ignaro veterinario), oltre che di falsità materiale, furto ai danni dello Stato e ricettazione. I carabinieri che si sono presentati nell’abitazione della Valcuvia hanno messo gli occhi su una scena di degrado e incuria ai danni dei poveri animali: 17 i cani sequestrati, jack russell, pastori tedeschi e pinscher, in alcuni casi denutriti e negli altri maltenuti, al punto che uno è stato subito spedito in una clinica luinese convenzionata e gli altri affidati al sindaco, Simone Castoldi. Un cane era ormai senza vita, tanto che è stata fatta intervenire anche una ditta specializzata per la bonifica dei luoghi e il ritiro della carcassa. E in cantina c’erano le gabbie di uccelli tenuti in cattività, come cinciallegre, cardellini e pettirossi: sono specie protette e quindi non possono essere né catturati né tantomeno venduti. Nella cantina non mancavano i lacci, le esche e le trappole serviti per la caccia; una volta catturati, i volatili venivano rivenduti a caro prezzo ai cosiddetti appassionati. I più fortunati saranno messi in libertà, ma molti erano morti. Il trentottenne ha ammesso con i carabinieri (che nell’operazione sono stati coadiuvati dalle guardie ecozoofile dell’Enpa di Varese), che cacciava di frodo nei boschi gli uccelli con le esche, per poi rivenderli. Difficile quantificare il valore degli animali sequestrati.


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