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«Il Giubileo ci doni serenità»

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«Il Giubileo ci doni serenità»

Gli occhi del mondo sono puntati su San Pietro e sul papa che ha voluto e predicato l'anno santo della Misericordia. Tanti partiranno per Roma, da oggi al 29 novembre 2016, tanti rimarranno a casa. Ma Francesco ha voluto che ogni uomo, in ogni parte del mondo in cui si trova una presenza cattolica, possa sperimentare il dono della misericordia. Così, in tutte le diocesi sono presenti Porte Sante che verranno aperte dopo quella universale di San Pietro.

I varesini possono recarsi al Sacro Monte, i bustesi e i legnanesi al Santuario di Rho. Sabato e domenica le celebrazioni ufficiali. Non serve, dunque, andare a Roma, anche se le emozioni della casa madre di tutti i cattolici sono ineguagliabili. Basta tenere fede a quanto previsto per ottenere l’indulgenza plenaria, che la Chiesa concede in occasione di ogni Giubileo.

Confessione, passaggio dalla Porta Santa, preghiera per il papa e le sue intenzioni. Ma c’è di più. Francesco ha aggiunto la pratica di opere di misericordia. Come a dire che quel che si riceve va in qualche modo restituito.

Chiediamo a monsignor Franco Agnesi, vicario episcopale per la zona pastorale II di Varese, che significato abbia questo giubileo. Per tutti e per i varesini in particolare.

«E’ l’occasione di comprendere che la misericordia di Dio può sciogliere i nostri cuori da rigidezze, risentimenti, quel po’ di paura che abbiamo dentro, non legata solo ai fatti drammatici - risponde - Penso a uno stile differente. Mi raccontava un parroco, giorni fa, delle impressioni raccolte andando nelle case a benedire: ha trovato tante facce arrabbiate, la gente è tesa. E vale anche per le persone che stanno bene economicamente e fisicamente. C’è il bisogno di sciogliere alcune durezze che ci bloccano».

Un’altra “penitenza”?

«Credo possa darci una mano comprendere il bene che c’è negli altri, sia nelle persone sia anche nelle istituzioni. Dobbiamo imparare a vedere il bene che ciascuno sta facendo, per poterci sentire tutti nella casa comune, è davvero di tutti. Ci abitiamo tutti».

Francesco parla di “perdono, accoglienza, dialogo”. C’è qualcosa su cui i varesini dovrebbero riflettere?

«Credo si debba riconoscere che la terra viene prima di noi; essere grati, rispettosi; creare spazio per tutti. L’ospitalità potrebbe essere ricompresa in questo modo, ciascuno può credere in qualcosa di buono. La cura della Terra è anche cura delle relazioni: i poveri ci insegnano a capire quali siano le nostre vere esigenze umane. Il giubileo è occasione di crescita di umanità: ci relazioniamo con la terra, con gli altri, con il lavoro, tuto contribuisca a renderci donne e uomini più sereni».

C’è qualcosa su cui sente di voler puntare nelle sue riflessioni?

«Io come vicario episcopale farò la penitenza per non avere sempre ascoltato chi ha qualche difficoltà, per avere giudicato affrettatamente confratelli e laici, per avere magari snobbato chi poteva avere più bisogno. Anche io sento di dover essere più attento».

Quanto agli appuntamenti che attendono i varesini, tutto è coordinato con la diocesi. Per il Sacro Monte in sintonia con l’arciprete monsignor Erminio Villa. Per la zona IV ha tutto sotto controllo il vicario episcopale monsignor Gian Paolo Citterio, collaborando con padre Gianfranco Barbieri, degli Oblati missionari del Santuario rhodense.

In una zona e nell’altra sono già predisposte iniziative particolari. Ai pellegrini che arriveranno saranno ricordate a voce e con appositi sussidi le indicazioni date da papa Francesco il 13 marzo scorso: si acquista l’indulgenza accostandosi al sacramento della riconciliazione e partecipando alla celebrazione eucaristica “con una riflessione sulla misericordia” e accompagnandola “con la professione di fede e la preghiera per il papa e per le intenzioni che porta nel cuore per il bene della Chiesa e del mondo intero”.

Per le opere di misericordia si può spaziare ampiamente. Francesco non mancherà di dare suggerimenti per atti di carità e di misericordia.


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