Che dietro il film sul Papa ci fosse anche Luisa Cotta Ramosino persino i suoi amici più stretti l’hanno scoperto al cinema, vedendo il nome in bella evidenza nei titoli di testa.
«Vero, diciamo che in generale non mi piace annunciare un progetto prima che diventi concreto. In questo caso, a essere sinceri, la sceneggiatura è del regista Daniele Luchetti e di Martin Salinas. Piero Balzoni, Paolo Marchesini e io figuriamo come collaboratori. Nostra è stata la prima stesura della sceneggiatura; poi Luchetti ha chiamato Salinas, sceneggiatore argentino. Ho tenuto sotto silenzio il mio intervento semplicemente perché non mi piace prendere meriti che non sono miei».
La scritta con la collaborazione di a caratteri cubitali prima dell’inizio del film non autorizzerebbe la scelta di un profilo basso.
«Collaborare alla sceneggiatura di un film sul Papa rappresenta per me un motivo d’orgoglio, un grande onore. E poi il mio tentativo di nascondere la notizia non è riuscito; mi avete stanata».
Quanto impegno ha comportato?
«Per quello che mi riguarda cinque o sei mesi. Un lavoro molto interessante non solo per la figura del pontefice ma per il contesto storico. Prima della scrittura c’è la ricerca, la documentazione. Come sempre accade agli sceneggiatori ho scoperto cose che non sapevo, in particolare sull’Argentina e sul periodo più buio della sua storia, quella della dittatura militare. Nel film ha uno spazio importante per il valore civile della denuncia naturalmente ma anche perché - lo dico sperando di non essere fraintesa - “più cinematografico” rispetto ad altri momenti della vita di Bergoglio».
Luchetti non è un regista vicino alla Chiesa.
«E non fa mistero neppure del fatto di non essere credente. Lui, come tanti altri, si rende conto che prima di diventare santo padre Jorge Bergoglio ha davvero conosciuto l’umanità. Lungo la sua strada sono accadute tante cose; inevitabile che la sua figura susciti interesse da parte anche di chi non si professa uomo di fede». .
Dopo il cinema, Chiamatemi Francesco approderà in tv.
«Tra più di un anno su Canale 5. Non sarà però il film in questi giorni nelle sale ma una versione in quattro puntate da 50 minuti ciascuna».
Il debutto di fuoco come sceneggiatrice è stato con Distretto di polizia. Quando rileggeremo il suo nome sullo schermo?
«Sto lavorando alla nuova serie di Un passo dal cielo, poi c’è un appuntamento importante, molto importante. Ne riparleremo; questa volta gli amici lo sapranno da me».