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Uccise il padre: 6 anni e 8 mesi

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Uccise il padre: 6 anni e 8 mesi

Nessuna riqualificazione dell’imputazione di reato (da omicidio preterintenzionale a morte come conseguenza di altro reato), né tanto meno alcuna concessione delle attenuanti generiche prevalenti sulle contestate circostanze aggravanti (leggi: il vincolo parentale e la coabitazione con la vittima) per l’autore della tragedia di piazza del Santuario.

In altre parole, rispondendo sistematicamente picche a tutte le richieste formalizzate nei motivi di appello dal suo legale, l’avvocato Samuele Genoni, i giudici della prima Corte d’Assise d’Appello di Milano hanno scelto di confermare integralmente la condanna a sei anni e otto mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale inflitta al termine di un giudizio con rito abbreviato dal gup del Tribunale di Busto Arsizio Giuseppe Limongelli al 48enne saronnese Luca Alberti, arrestato il 25 marzo di due anni fa dopo avere ucciso con un’unica coltellata il padre, Angelo Alberti, 86 anni.

L’imputato era presente al processo, e al suo fianco aveva uno dei suoi due fratelli, che vive fuori città e a casa del quale si trova ora “detenuto” agli arresti domiciliari da circa otto mesi (dopo aver trascorso tredici mesi in custodia cautelare in carcere).

«Il signor Alberti non nutriva aspettative particolari dal processo d’appello. Quello che è successo l’ha già spiegato a più riprese - ha dichiarato l’avvocato Genoni, rimandando ogni decisione in merito a un eventuale ricorso per Cassazione alla lettura delle motivazioni della sentenza di secondo grado -. Tra padre e figlio c’era un rapporto pressoché simbiotico, di forte dipendenza affettiva reciproca, logorato però dalla malattia dell’anziano genitore - il morbo di Alzheimer, ndr - col quale il mio assistito conviveva da anni. Quella sera il papà non voleva saperne di andarsene a letto; per questo, Luca lo minacciò a scopo intimidatorio con un coltello da cucina. Purtroppo, lo ferì involontariamente al braccio sinistro. Così facendo recise - per tre millimetri - un’arteria e ne causò la morte per dissanguamento. Fu davvero una disgrazia; d’altronde, anche la perizia autoptica ha confermato che gli effetti di quella ferita non erano assolutamente preventivabili. Una disgrazia per cui proverà per sempre un enorme rimorso».

È vero: l’accusa, sostenuta dal sostituto procuratore generale di Milano Piero De Petris, ha offerto una ricostruzione leggermente diversa -. Luca Alberti, esasperato dal genitore, dopo averlo spronato in modo più che energico ad andare a letto, l’avrebbe colpito con un unico fendente in un momento d’ira -, ma il risultato finale poco cambia. L’anziano papà, molto noto in città perchè era stato fondatore, presidente e uno dei principali animatori del Gruppo amatori podismo di Saronno, non c’è più. E suo figlio ha ancora davanti a sè diversi anni di detenzione da affrontare.


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