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«Un tetto alla Casa del Disco»

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«Un tetto alla Casa del Disco»

«Solidarietà, ma non solo a parole». A proposito della chiusura della Casa del Disco, Giuseppe Musolino, referente della sezione varesina dell’associazione culturale Un’Altra Storia, si è reso disponibile a dare una mano concretamente: «Devo prima parlare con il titolare del negozio Mauro Gritti, per capire quali siano le sue intenzioni. Le idee sono tante, per esempio percorrendo la strada della cooperativa sociale o dell’azionariato popolare. Sarei disponibile – prosegue Musolino – anche a mettere a disposizione gratuitamente la nostra sede in via Del Cairo, anche perché so che uno dei problemi maggiori sono i costi degli affitti in centro Varese. Certo ci potrebbe essere una difficoltà nel coniugare la loro attività commerciale dato che noi siamo un’associazione senza fini di lucro. In ogni caso ne parlerò con lui». Sul fronte organizzatori, sono in tanti a esprimere rammarico per la situazione, visto che la Casa del Disco era un importante punto di riferimento per quanto riguarda le prevendite di spettacoli e concerti.

Miguel Dell’Acqua, che ora dirige la stagione artistica al Teatro Galleria di Legnano, sottolinea: «La Casa del Disco ha accompagnato la mia attività di promoter con la vendita dei biglietti dei vari concerti. È una parte di me che se ne va e mi dispiace molto. È una grave perdita per Varese. Spero di cuore si possa in qualche modo far rinascere». Filippo De Sanctis, direttore dell’Ucc Teatro, propone una riflessione: «Nonostante in molti possano affannarsi a dare questa o quella interpretazione, io credo che sia solo un cambiamento. La cultura della musica, del teatro, dell’arte, del cinema, è ormai andata oltre la forma che abbiamo sino ad ora creduto unica. Eppure non muore, anzi vivremo di più, soprattutto attraverso chi questi cambiamenti sa accettarli».

Giulio Rossini, presidente dell’associazione Filmstudio ‘90, osserva: «Colgo la notizia con profonda tristezza. È un altro luogo vero che viene a mancare rispetto a quelli che sono i non luoghi, ovvero il mondo virtuale». Rammaricato anche Francesco Brezzi, titolare dell’etichetta Ghost Records e gestore del Twiggy Cafè Varese: «Questa chiusura, per me come discografico ma soprattutto come uomo, è un doloroso segno dei tempi. Lì dentro ho conosciuto amici che hanno avuto un ruolo importante nella mia formazione musicale. Penso a Max e Jimmy, con cui ho un rapporto che è andato al di la della musica. Penso a Roberto Binda, con cui ho condiviso quasi vent’anni di esperienze. che non ha eguali per cultura musicale ma che soprattutto è un amico. Penso a Sonia e ovviamente a Mauro, che si è fatto in quattro per mantenere una struttura che non ha eguali in Italia. Penso a Gege, che l’ha fondata, cui piangerà il cuore. E ancora a tanti altri. Penso alla mia adolescenza, alle mancette spese per i 45 giri da mettere alle feste con gli amici delle medie. Penso che questa chiusura sia un segno che quel mondo non esiste più. Ma la musica resiste ai cambiamenti. Non senza lasciare morti e feriti sulla propria strada».


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