L’architetto Mauro Galantino si è presentato a Palazzo Estense, in perfetto “english style”, vestendo un loden verde e un cappello a tesa larga.
Motivo della visita?
Un’intera giornata da dedicare all’innesto tecnico e alla verifica della fattibilità reale del suo progetto, vincitore del concorso internazionale per la riqualificazione urbanistica e funzionale del comparto di piazza Repubblica.
Sotto il braccio un faldone, quello appunto che contiene la sua “visione” di quel che sarà dell’ex caserma Garibaldi e della piazza antistante, e al suo fianco i progettisti che con lui hanno lavorato.
Così l’intera mattinata è stata dedicata all’illustrazione del progetto, nel corso di un incontro a porte rigorosamente chiuse con l’architetto comunale Mauro Maritan, dell’Area progettazione ed esecuzione lavori di Palazzo Estense, e con i gestori del parcheggio del vicino Centro commerciale, cui spetterà produrre ora la documentazione conservata negli archivi della società costruttrice del silos, per valutare i “dettagli tecnici” delle operazioni.
Un «incontro piacevolissimo», ha commentato al termine della riunione l’architetto milanese, che non ha avuto però peli sulla lingua nel descrivere lo spirito con cui si è accinto a disegnare le sue tavole di “ri-naturalizzazione” della zona.
«Abbiamo lavorato per consolidare quello che sta cadendo a pezzi - dice - e salvare tutta la struttura, invece che demolirla parzialmente. Questo perché la Soprintendenza ha vincolato un edificio che non ha nessun valore, a mio parere ha meriti superiori il vicino ex Collegio Sant’Ambrogio. Non possiamo vivere con l’idea che tutto sia il Pantheon solo perché ha una storia datata. Gli edifici meritano di essere conservati in tre soli casi: per il loro valore storico-documentale, per la loro vocazione all’uso e per il valore simbolico che rappresentano nella memoria collettiva».
Senza dunque volere indagare se almeno uno di questi elementi persista nella percezione dei varesini, l’imperativo ora è: salvare tutto, non solo la facciata. E questo avverrà con una «trasfigurazione della corte, perché l’uso cambia completamente, dal fucile e moschetto alla biblioteca».
Che avrà lo stile di quella di Berlino (considerata tra le dieci più belle al mondo), con un grande salone all’ingresso, balconate che affacciano su altri che leggono, sale conferenze e presentazioni e musica, una terrazza in cui studiare in una serra vegetale, tante nicchie per chi predilige la riservatezza dello studio e un «super-bar» per animare la piazza.
E a chi critica il troppo verde pensato per la stessa, temendo «infilitrazioni» di cattive frequentazioni, l’architetto rimanda a Citylife, il progetto di riqualificazione del quartiere Fiera di Milano.
«Ci saranno alberi ad alto fusto e fiori bassi perché il senso è richiamare alle pendici collinari- conclude prima di recarsi personalmente a fare un sopralluogo sul posto- e chi ha dubbi sulla fattibilità o sulla resa guardi quello».