È una delle ricorrenze popolari più amate di Varese e provincia ed è quella legata a Sant’Antonio Abate che si celebra il 17 gennaio e che unisce tradizione, storia e religione, tanto che della festa, oggi organizzata dai Monelli della Motta, c’è notizia già in un documento del 1572 tra le «Feste di voto et consuetudine in Varese». Ed è proprio per l’amore verso questa celebrazione che, dopo il successo legato al cammello della Befana, l’assessorato al Marketing territoriale ha realizzato un segnalibro dedicato al santo e che si può trovare allo Iat di piazza Monte Grappa e nelle panetterie e pasticcerie del centro di Varese. Il segnalibro racconta un po’ di storia sulla festa che avrà il suo clou sabato sera con l’accensione del falò sul sagrato della Motta.
Attraverso l’interpretazione dei simboli con cui il santo è tradizionalmente raffigurato, si possono conoscere molte cose sulla sua vita. Sant’Antonio è sempre dipinto con la barba bianca, è infatti moto centenario il 17 gennaio del 357; con lui vi è sempre un maialino poiché con il grasso di questo animale veniva curato il male degli ardenti conosciuto come «fuoco di Sant’Antonio» che provoca l’herpes zoster; è rappresentato con la tau «T» simbolo di eremitaggio e penitenza, fu infatti eremita, fondatore del monachesimo cristiano e primo abate; infine con lui compaiono le fiamme che simboleggiano la malattia precentemente detta e gli inferi dove, secondo la storia, scese con un maialino che creò scompiglio e gli permise di rubare il fuoco infernale che, una volta tornato sulla terra, donò agli uomini incendiando una pira (da qui la tradizione del falò). Legate al santo ci sono molte credenze tra cui quella che favorisca l’incontro con la persona con cui si trascorrerà il resto della vita, e il concepimento. Da qui i due detti in dialetto «Sant’Antoni gloriös fee che troeuva an mì ‘l mè spos. Lasemm minga sola in lett Sant’Antoni benedett!» e «Sant’Antoni gloriös fee ch’el primm el sia ‘n tos ma fuss anca ona tosetta la sia semper benedetta!». Usanza vuole che le donne in età da marito o desiderose di un figlio gettino nella catasta prima della sua accensione un bigliettino con propositi, desideri o richieste di intercessione del santo che devono rimanere necessariamente segreti affinché si realizzino.
Un’altra credenza è che il santo aiuti a ritrovare le cose perdute e da qui altri due detti dialettali: «Sant’Antoni dala barba bianca famm’ truà che’l che ma manca» e «Sant’Antoni du’l purscel famm’ truà propri che’l». Il santo è infine sempre legato agli animali domestici tanto che un tempo i tizzoni spenti del falò e il sale benedetto durante la festa venivano messi insieme all’immagine del santo, nelle stalle come protezione. Oltre agli animali domestici, Sant’Antonio protegge chi ha a che fare col fuoco ed è patrono di macellai e salumai, contadini e allevatori.
Ma veniamo al programma della festa varesina, il cui fulcro è la chiesa di Sant’Antonio alla Motta, e che cominciano già venerdì 15 alle 21 con il concerto dell’Orchestra giovanile «I. Pizzetti» diretto dal maestro Enrico Saverio Pagano e con la partecipazione dell’organista Giacomo Mezzalira con musiche di Albinoni, Brixi, Elgar e Grieg. Sabato 16 santa messa alle 10.30 celebrata dal Prevosto e benedizione delle candele votive, mentre alle 21 accensione del falò sul sagrato alla presenza delle autorità cittadine. Domenica 17 alle 10.30 messa presieduta dal Prevosto, alle 11.30 benedizione degli animali e dei pani e lancio dei palloncini e alle 18 messa solenne con monsignor Giovanni Giudici vescovo emerito di Pavia. Lungo le vie Carrobbio, Bizzozero e Lonati bancarelle di artigianato e alimentari. Proprio per questo attenzione alla viabilità che per dare spazio alla festa verrà inevitabilmente modificata: dalle 7 del 16 alla mezzanotte del 17 gennaio il divieto di transito e di sosta è previsto nelle piazze Motta, Monte Grappa e Ragazzi del ‘99 e nelle vie Carrobbio, Montalbano, Bernascone, Bizzozero, Sant’Antonio e largo Sogno.