Il grido d’allarme dell’Associazione imprenditori europei è forte e chiaro: «A Varese chiudono i negozi storici, quelli che hanno scritto pagine importanti della storia della città. Non si può rimanere inermi». Il presidente Armando De Falco e la vicepresidente Graziella Pomi, peraltro titolare di una nota bottega di corso Matteotti, citano i casi di Lancini, Bellorini, Brumana, Pirola, Casa del Disco: ed è proprio in piazza del Podestà che mercoledì 27 hanno invitato i giornalisti per metterli al corrente della loro dura presa di posizione, «senza voler addossare colpe a nessuno, nemmeno nei confronti di Palazzo Estense. Ma è evidente come il mix di grande distribuzione, crisi economica e affitti troppo alti abbia portato alla chiusura definitiva di troppe saracinesche».
Oltretutto, rimarca De Falco, «i negozi andrebbero premiati particolarmente rispetto ad altre attività, perché contribuiscono a mantenere viva una città e il suo centro, a rappresentare dei veri punti di riferimento per l’intera collettività». Ed è proprio sul concetto della premialità che l’Aime lancia il proprio guanto di sfida: «Bisogna conferire dei riconoscimenti, magari sotto forma di un abbassamento delle tasse comunali o di uno snellimento delle pratiche amministrative, a quegli esercizi da un lato in grado di innovarsi, adempiendo così alla sfida cruciale il futuro, e dall’altro di abbellire il posto in cui operano. Semplici pulizie piuttosto che fioriere rappresentano gesti virtuosi nei confronti della propria città, e dunque vanno premiati».
Nel capannello di esercenti radunati attorno a De Falco, si presenta l’assessore al Commercio Sergio Ghiringhelli che, come da consuetudine, non si sottrae al confronto e replica punto su punto, pur senza alcuna intenzione polemica.
«Certamente la crisi non ha fatto bene a nessuno, ma a Varese l’abbiamo sofferta molto di meno»: dati alla mano, l’esponente leghista rafforza la sua tesi citando «1200 negozi parte del distretto urbano del commercio, di cui solo una novantina attualmente sfitti: in altre città, la percentuale degli spazi inutilizzati raggiunge il 20-25%, qui è molto inferiore. Anzi, ogni giorno ricevo nuove richieste da parte di persone interessate ad aprire una nuova attività, ma allo stesso tempo frenate dagli affitti troppo esigenti».