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Caffè? Se il capo dice sì

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Caffè? Se il capo dice sì

È soddisfatto, ma fino a un certo punto, il presidente del consiglio comunale Diego Cornacchia. Tutto sommato soddisfatto perché la sua battaglia contro l’abuso della pausa caffè fra i dipendenti comunali («che altri consiglieri notavano e lamentavano, senza avere però il coraggio di agire») ha trovato conforto in una delibera di giunta che ne delimita i termini. Non pienamente contento, però, «perché nella realtà - chiarisce il combattivo avvocato - certe storture avvengono ancora, di affollamenti di persone attorno alla macchinetta ce ne sono anche adesso, con uffici lasciati sguarniti».

Eppure l’esecutivo, dopo il suo pressing, in novembre aveva accolto lo spunto, scrivendo in un documento ufficiale che lo stop dal lavoro («che non è un diritto costituzionalmente garantito») si può fare solo chiedendo il permesso al superiore «che ha l’obbligo di verificare che il servizio non venga completamente interrotto se altri colleghi sono in pausa e che può verificare che il caffè venga consumato in un tempo congruo».

Così, visto che per Cornacchia non sempre la direttiva viene applicata, la soluzione è semplice: «Si prenda l’estratto fondamentale della delibera e lo si applichi sui distributori di bevande e nelle varie stanze comunali, in modo che nessuno dica che non sapeva. Sia chiaro, insomma, che i caffè in compagnia durante gli orari di lavoro sono banditi».

Ed eccolo il presidente snocciolare il passaggio chiave della delibera: «Il dipendente, effettuata la registrazione di entrata, deve assumere immediato servizio nell’ufficio di appartenenza e non può lasciare il posto di lavoro senza informare il superiore. Non è consentito inoltre assentarsi dall’ufficio per motivi non inerenti il servizio. Il dipendente, previo avviso al diretto superiore, potrà recarsi nei locali di ristoro, interni all’edificio, per il tempo strettamente necessario per la cosiddetta pausa caffè. Non è consentito formare assembramenti nei suddetti locali, né stazionare nei corridoi».

A controllare che non ci siano abusi, dunque, saranno i dirigenti. Ma anche su loro Cornacchia mette pressione: «Come ho già illustrato in una mozione presentata con Enrico Salomi e Francesco Speroni, non è possibile che alcuni di loro arrivino in Comune a metà mattina. Devono adeguarsi agli orari dei sottoposti e dei collaboratori, in modo da coordinare le attività». La palla passa così alla giunta: «Come s’è fatto per la pausa caffè, bisogna definire questo aspetto. Spero che l’assessore al personale Mario Cislaghi, sindacalista nell’animo, non faccia resistenze come l’altra volta, quando si scagliò contro di me assieme alle Rsu, salvo poi doversi rimangiare tutto visto che sindaco e altri assessori recepirono il mio suggerimento».


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