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Sette mesi per l’ecodoppler

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Sette mesi per l’ecodoppler

«Ho prenotato un ecodoppler il 30 luglio scorso all’ospedale di Gallarate. Una prima parte dell’esame, alle carotidi, l’ho effettuata il 15 gennaio. Il controllo agli arti inferiori è fissato al 10 marzo. Parliamo di oltre sette mesi. E’ una cosa assurda».

A parlare è Antonino Sorbara, consigliere comunale indipendente, entrato in aula anni fa nelle fila dell’Italia dei valori. Pone al centro dell’attenzione il suo stesso caso, per dire che «questa modalità deve cambiare, non si può continuare in questo modo».

Sorbara non affrontava urgenze, altrimenti avrebbe richiesto il “bollino verde” che impone ai sanitari di effettuare visite ed esami al massimo entro cinque giorni. Ha atteso con pazienza, senza cercare strutture alternative.

«Sono controlli che effettuo periodicamente, non avevo fretta, ma penso a chi ce l’ha perché soffre di qualche patologia e attende risposte in tempi rapidi - racconta - Mi affido sempre a strutture pubbliche, non vado a cercare i privati. E non ho preferenze per un medico o un altro. Posso capire un ritardo su una visita specialistica, quando l’esperto è particolarmente richiesto possono esserci lunghe attese. Ma qui parliamo di un esame strumentale: perché si deve sempre aspettare così tanto?».

Sorbara ipotizza una risposta. Che rappresenta però un pesante atto di accusa: «Sembra proprio che nel pubblico facciano così per stremare le persone e spingerle ad andare dai privati, dove un esame del genere lo ottieni al massimo entro un mese. C’è qualcosa che non funziona. Viene da pensare che sia un modo per dirottare gli utenti altrove, so che non è un bel pensiero ma con tutto quello che si sente sulla sanità credo che sia legittimo averlo».

«Ma tutto questo - prosegue - va a danno di chi non può andare dal privato per ragioni economiche. Non tollero che si faccia in modo che le cose vadano male nel pubblico, è come boicottare la propria casa. In genere uno cerca di far andare bene le cose a casa sua, così in un’azienda. Qui sembra che le cose vadano sempre peggio».


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