Le indagini sulle presunte tangenti nella sanità lombarda, che hanno portato tra gli altri all’arresto del consigliere regionale della Lega nord Fabio Rizzi, in Svizzera sono state valutate dalla stampa con occhi diversi. E c’è chi teme che non sia finita qui. In casi del genere, va ricordato, non c’è la morbosa ricerca di riferimenti locali nelle intercettazioni, altro non fosse perché di solito non esce un’immagine edificante della Svizzera e delle molteplici possibilità di occultare in essa del denaro «lavato e riciclato». Soprattutto se questo è frutto di tangenti e corruttela internazionali, come ipotizzato in questo caso dai magistrati di Monza per gli esponenti della Lega nord e per gli altri indagati. C’era attesa domenica 21 febbraio per i domenicali ticinesi, per capire come avrebbero commentato le vicende che hanno visto anche un’azienda locale ostacolata nel partecipare a una gara d’appalto in Lombardia, secondo intercettazioni, in un clima già “avvelenato” da tempo contro i lavoratori e gli imprenditori italiani. Chi si aspettava che il settimanale della Lega dei Ticinesi - Il Mattino della Domenica - desse fuoco alle polveri su questo caso, è rimasto deluso. L’estensore del pezzo ha relegato la vicenda a pagina quattro con un breve articolo dal titolo Gli svizzeri mi stanno sui co…, che si riferisce a una frase delle telefonate intercettate. Il testo riporta solo alcune frasi, proprio in relazione alla gara d’appalto che sarebbe stata ostacolata dall’imprenditrice Maria Paola Canegrati, l’amministratrice delle società dentistiche coinvolte nell’inchiesta.
«Questo caso è emblematico - scrivono -. Facciamo venire in Ticino imprese italiane che fanno concorrenza sleale a quelle ticinesi e che distruggono il nostro mercato del lavoro, mentre gli imprenditori svizzeri non hanno alcuna chance di lavorare nel Belpaese. E il colmo è che Oltreramina hanno ancora la tolla - soprattutto i kompagnuzzi del Pd ed i bolliti residui della presunta “destra” - di starnazzare alla discriminazione e alla violazione dei bilaterali da parte dei ticinesotti per via dell’albo dei padroncini, che tra l’altro serve anche alla Fallitalia per combattere il lavoro nero».
Nessun accenno all’arresto dei componenti leghisti del consiglio regionale, nessun nome, nessun partito. Alcuni siti online di informazione hanno invece trascritto le intercettazioni mettendo in risalto proprio il ruolo dei politici in un affare che porta dritti dritti anche in Ticino. Sui social si è scritto un po’ di tutto, compreso l’invito alle autorità cantonali che fanno capo alla Lega dei Ticinesi (il riferimento è a Norman Gobbi ndr) di valutare, se ne sono in possesso, di «chiedere indietro il permesso di lavoro a queste persone che gettano fango sulla Svizzera e che hanno impedito a noi di andare a lavorare a Milano».
La vicenda genera un certo imbarazzo, considerato pure che la stessa Lega dei Ticinesi ha condotto una battaglia perché venisse chiesto ai lavoratori frontalieri il casellario giudiziario per ottenere il permesso di lavoro. La stampa della destra “borghese” ha raccontato quanto avvenuto senza guardare troppo “dal buco della serratura” delle intercettazioni. Il diffuso domenicale Il Caffè, invece, ha messo in evidenza proprio l’esclusione dai bandi italiani, da parte degli arrestati, dell’azienda internazionale di Castagnola, nel Luganese. Maria Paola Canegrati, che secondo i giornalisti ha gestito questa decisione, è amministratrice di una società con sede a Chiasso che controlla due studi dentistici nella Svizzera tedesca, oggetto di perquisizioni giovedì 18 febbraio.